Sveglia! E’ l’ora dei diritti!

[Sabato  10 marzo, Roma, piazza Farnese. Lo dico subito, senza aspettare la fine di questo lungo post: questo blog si sta organizzando per esserci. Lettori e blogger amici che saranno presenti in loco sono avvertiti: ci vediamo lì?]

http://www.tralaltro.it/diritti_ora_bann.swf

Un paio di settimane fa, all’indomani della risoluzione della crisi di governo con l’ulteriore allargamento al centro (democristiano) avevo scritto questo post, piuttosto rabbioso nei toni ma che tuttora sento mio.
Proponevo lì qualche forma alternativa di lotta politica per i diritti civili (alternativa al cieco affidarsi a una coalizione come l’Unione, che ha dimostrato e continua a dimostrare quanto poco tiene ai diritti civili e ai gay); ma soprattutto parlavo di voglia di piazza.
Perché scendere in piazza, contarsi, farsi sentire é sempre più necessario.

Pacifismo e diritti civili


Mi chiedo spesso per quale motivo in Italia le manifestazioni pacifiste raggiungano certi numeri che i Pride e le manifestazioni in favore della laicità e dei diritti dei non eterosessuali si sognano.
Evidentemente lo schierarsi di volta in volta contro alcune guerre, contro qualche stato estero, contro la Nato o contro la politica estera del governo riesce comunque a richiamare in massa un certo target politico o culturale (generalizzo al massimo, non voglio qui esprimere giudizi sulle manifestazioni pacifiste, che possono avere premesse e impostazioni molteplici: in questo momento mi serve solo considerare il "popolo pacifista" come termine di paragone).
Vicenza é stato l’ultimo esempio di manifestazione di successo (parlo dal punto di vista numerico).

Lo stesso non succede, generalmente, con le manifestazioni glbt.
Pare che i diretti interessati, gay lesbiche bisessuali e transessuali, che in Italia sono sempre più discriminati (in rapporto a quel che succede nel resto del mondo occidentale), non siano così interessati a viaggiare e scendere in piazza per far sentire la propria voce.
E’ anche vero che i suddetti interessati rappresentano una piccola minoranza (proseguendo il parallelo di cui sopra, c’é una bella differenza con le manifestazioni pacifiste, la cui "base" comprende l’intero universo dell’associazionismo di centro-sinistra, nonché i militanti e il bacino elettorale di diversi partiti).
Si tratta in questo caso di un 5-10% della popolazione, che probabilmente si dimezza considerando le persone con problemi di visibilità, e che va ulteriormente diminuito di quelle a cui di volta in volta problemi economici o impegni lavorativi impediscono di spostarsi.

We only come out at night


I numeri spesso esigui raggiunti da manifestazioni di questo tipo dimostrano però che comunque un numero considerevole di persone non eterosessuali senza problemi logistici o di visibilità rinuncia volontariamente a prender parte a questo tipo di eventi (per intendersi, solo la partecipazione dell’intero pubblico di una serata media al Muccassassina assicurerebbe alle manifestazioni romane un numero di persone sufficiente a dar loro buona visibilità mediatica – se pensiamo che a questi si unirebbero i non-discotecari e le persone giunte da lontano).
I motivi di questo comportamento possono essere i più vari.
Talvolta la loro visibilità non é poi così effettiva.
Talvolta li ferma la contrarietà alla presenza di personaggi "colorati" nei cortei (e la loro assenza ha l’ovvio effetto di rendere ancor più preponderante la quota queer tra i partecipanti): sono i soliti noti del "no ai carrozzoni e ai carnevali" – che naturalmente in alternativa non propongono nient’altro, e che generalizzano oltretutto tra feste, Pride e iniziative di altro tipo.
Talvolta non sono neanche (colpevolmente) informati su questi appuntamenti e sullo stato dell’agenda politica in tema di diritti che li riguardano da vicino.
Talvolta sono ben informati, ma semplicemente non considerano la presenza a una manifestazione del genere una loro priorità, neanche nell’Italia di oggi.
Talvolta, infine, sono le rivalità presenti nella galassia dell’associazionismo glbt a impedire il successo di un’iniziativa (che se organizzata dagli uni viene boicottata o comunque poco sostenuta dagli altri).

Da quest’ultimo punto di vista, il passo avanti che le sciagurate mosse della classe politica dell’Unione hanno provocato nel movimento é notevole. Quest’anno infatti ci sarà finalmente a giugno un Pride nazionale unitario, mentre la manifestazione romana di questo sabato, promossa in un primo luogo da Arcigay, ha avuto l’adesione e avrà una certa partecipazione anche da parte delle maggiori realtà da essa distinte (addirittura ci saranno anche i destrorsi di GayLib!).

Il momento di reagire


Naturalmente tutto ciò non basta. Al di là dei militanti delle associazioni glbt, serve la partecipazione della base (e lo dico proprio da non "militante" in senso stretto).
E’ possibile che non si senta il bisogno di organizzarsi e sacrificare un briciolo del proprio tempo e dei propri soldi per "fare numero" e dire idealmente NO alle farneticazioni razziste che si susseguono giornalmente?

No, perché vorrei giusto ricordarne qualcuna, restando sul recente:
Il mafioso prescritto Andreotti e le sue disgustose esternazioni sui cinema.
L’altro senatore a vita Colombo, la cui omosessualità sembra essere un segreto di Pulcinella, ma che si guarda bene dal mostrare maggiore apertura rispetto al collega.
La Binetti, sedicente psichiatra e psicoterapeuta (ancora non radiata, purtroppo) per cui l’omosessualità é una devianza della personalità, come si credeva a metà del secolo scorso.
Rutelli (un altro dal passato molto chiacchierato, non solo dal punto di vista politico), che in tutta risposta definisce benevolmente la Binetti "naif" e "ingenua" (perché non ha nascosto la sua omofobia?).
Tremaglia, Calderoli, Volonté, Buttiglione, Berlusconi, Storace e soci (devo specificare altro?).
Il neurone "costituzionalmente sterile" della Carfagna.
La Bindi e il suo travisare continuamente l’articolo 29 della Costituzione.
La Melandri, che ci tiene a far sapere che non andrà alla manifestazione di sabato (forse perché non é previsto un party di Briatore in serata?).
Fassino, la sua fotocopia femminile (Marina Sereni) e tutti gli altri diesse televisivi che non perdono occasione per ribadire che i di.co non sono una loro priorità.
Quasi tutti quelli della sinistra "radicale", che della nostra causa in realtà se ne fregano.
E potrei continuare all’infinito, soltanto limitandomi ai politici (escludendo quindi giornalisti prezzolati e sottane varie).

Sono prima di tutto i non eterosessuali ad avere poche scuse per non esserci sabato.
A chi teme strumentalizzazioni politiche, dall’una o dall’altra parte, rispondo che il primo obiettivo é esserci in tanti. Ed essere
in tanti senza bandiere politiche, ma con una richiesta innanzitutto sociale e civile. L’eventuale presenza dei parlamentari (che sarà comunque esigua) non deve interessarci.

Vorrei anche sottolineare che la Chiesa Cattolica vuole mostrare i muscoli e sta già preparando manifestazioni contro in stile spagnolo (contro l’uguaglianza, contro l’estensione di diritti). Chi sarà assente a piazza Farnese contribuirà a non rispondere neanche a questo.

Diritti di tutti


Vorrei poi ricordare che Diritti Ora! riguarda direttamente le unioni civili, materia che inizia in questi giorni senza troppe speranze il suo difficoltoso iter in Parlamento (al Senato) e che interessa anche la popolazione eterosessuale.

Peraltro, se é vero che anche le coppie di conviventi eterosessuali necessitano di una base di diritti essenziali, é piuttosto triste che in Italia l’unica possibilità concreta per le coppie gay di ottenere un qualche riconoscimento giuridico sia quella di richiedere una tutela così leggera (come é quella prevista dai già superati pacs alla francese o dall’obbrobrio giuridico dei discriminatori di.co).
Ma così stanno le cose ormai: contro una classe politica completamente asservita ai diktat vaticani e un sistema mediatico che viaggia a rimorchio, l’unica possibilità é unire le forze di tutti.

Spero che la mobilitazione sia superiore a quella ottenuta nelle precedenti occasioni in cui si é scesi in piazza d’inverno. Stavolta i quotidiani più importanti ne parlano, se non altro. L’Arci nazionale ha aderito; si é mossa anche la CGIL, anche se sembra essersi impegnata solo in alcune sue parti. Il dubbio é quanto queste grosse sigle (così come quelle federazioni di partito che hanno aderito) si impegneranno concretamente a portare gente, piuttosto che limitarsi a un appoggio astratto.
Tornando al parallelo di cui sopra con i cortei pacifisti, mi piacerebbe che anche su questo tema ci fosse una larga convergenza di associazioni studentesche, culturali, politiche. Mi piacerebbe che si imparasse la lezione del pacifismo e  nascesse al suo fianco un altro movimento trasversale, in questo caso a favore dei diritti. Che sono diritti di tutti, come ammettono tranquillamente i leader del centrosinistra di paesi più evoluti del nostro.

– – –


Concludo questo post già troppo sconclusionato e ad ampio raggio con alcune segnalazioni che mi erano rimaste in arretrato da giorni.

1 – Manifesto per l’eguaglianza dei diritti. Petizione online per l’estensione del matrimonio a tutti i cittadini.
Il vero obiettivo da perseguire, politicamente e culturalmente: pari dignità, pari diritti e pari possibilità di scelta per tutti i cittadini. Doverosa una firma, sperando che si arrivi presto anche a iniziative cartaceo-legislative.

2 – Appello di una serie di autorevoli giuristi sull’articolo 29 della Costituzione.
Vi si spiega come nel testo e nello spirito della Carta del ’48 non ci sia in realtà alcuna preclusione verso i matrimoni tra omosessuali, a differenza di quanto sostiene la propaganda clericale a cui dà credito da anni anche il centrosinistra (ai cui esponenti piace tanto riempirsi la bocca con il "non vogliamo andare contro la Costituzione"). E come con gli articoli 2, 3 e 29 i costituenti intendessero proteggere la famiglia dalle intromissioni dello Stato tipiche del ventennio fascista, nonchè attribuire alla Repubblica il dovere di promuovere sia la "famiglia fondata sul matrimonio" (inteso allora tra uomo e donna, ma solo perché a lì si arrivava nella società e cultura dell’epoca) che le "altre formazioni sociali" (e con ciò cade anche ogni obiezione al riconoscimento delle convivenze di fatto).
Per approfondire, si può leggere o ascoltare
online tutto il materiale proveniente dagli atti di questo recente convegno.

3 – Se leggendo sfoghi come questo (bellissimo) mi commuovo e mi identifico, davanti a post come questo, di eterosessuali che con grande senso civico abbracciano la battaglia dei diritti dei gay in quanto battaglia di tutti, il cuore mi si riempie di gratitudine. Mentre questa é anche la mia risposta al signor Andreotti (insieme a questa, naturalmente).

6 Responses to Sveglia! E’ l’ora dei diritti!

  1. Ari says:

    io sabato ci sarò.

  2. ci vediamo li…
    ovviamente…

  3. Ci sarò, anche se purtroppo non fisicamente data la distanza. Tutto il mio appogggio per un’iniziativa del genere. ;)

    federico
    accentosvedese.blogspot.com

  4. Giulia_Blasi says:

    Allora: io non sono gay, ma tuttavia alla manifestazione ci vengo. Non credo serva essere gay per sostenere un provvedimento di legge simile.
    Che i politici adesso dicano che i Di.Co. non sono una priorità dipende esclusivamente dal terrore che il governo entri in crisi di nuovo per colpa degli Andreotti e delle Binetti.
    Andiamo in piazza per chiarire ad Andreotti e alla Binetti che i diritti civili sono una priorità.

    C’è da dire questo: se la gente non viene, e alla manifestazione non c’è nessuno, allora è vero che i diritti civili sono necessari ma non una priorità. Le priorità le stabiliamo noi, con le nostre azioni.

  5. Per qualche mese, anni fa, ho frequentato una chat di lsb, io ed un altro etero soli in un pollaio. A parte i vari motivi di ordine pratico, ricordo un dibattito in chat sull’opportunità di partecipare al gay pride: qualcuna sosteneva che era una carnevalata e quindi si perdeva di credibilità. Può essere?
    Continuo sempre a seguirti.

    Gabbiano della notte

  6. Disorder79 says:

    Bene bene, vedo che almeno i/le blogger ci saranno o appoggiano :)

    Giulia: esatto, non possiamo aspettarci più niente dai politici, ma le priorità dobbiamo dettarle con la presenza in numero rilevante. Spero che molti romani seguano il tuo esempio…
    PS. infatti questo non è un provvedimento per i gay: sarebbe però il primo provvedimento per tutti che dà diritti e considera esistenti ANCHE i gay (pur mantenendo la discriminazione, perchè essi continuerano a non avere accesso al matrimonio). E’ per questo motivo che diventa una battaglia essenziale per i gay, mentre molti etero la sentono come non prioritaria purtroppo. Ed è per questo che dico, pacs et similia vengono così avversati – qualche parlamentare dichiara esplicitamente di essere favorevole a concedere diritti solo alle coppie di fatto eterosessuali.

    Gabbiano: mah, parte di “Quelli Della Carnevalata” hanno problemi di visibilità, che lo ammettano o meno. Gli altri, o se ne fregano del progresso dei diritti civili, oppure non si capisce cosa vogliano, visto che quando si tratta di fare iniziative di altro tipo (non confondiamo il Pride, che ha natura politica e ludica insieme, con sit-in o comizi) non ci sono.
    Il confine tra individualismo e menefreghismo/appoggio tacito a chi discrimina è labile, a quel punto.

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