Caracollication

Venerdì scorso alla Cittadella di Pisa era in programma il Caracol Day, serata di sostegno all’omonimo circolo che presentava un programma interessante.
Purtroppo a causa del tempo ballerino del pomeriggio era stato annunciato lo spostamento dei concerti all’interno del circolo stesso, quindi appena insieme ai compagni di merende e di trasferta arriviamo nella città di Ugolino (se Firenze è la città di Dante, per Pisa non mi venivano in mente altri personaggi…) ci dirigiamo sicuri al Caracol…per trovarlo chiuso.
Al nostro arrivo alla Cittadella sta terminando un concerto con tanto di contrabbasso (probabilmente si tratta dell’annunciata performance di Andrea Appino, voce e chitarra delle glorie locali Zen Circus, e Matteo Anelli).

Il palco sembra abbastanza di fortuna, ma quello che conta è che c’è molto spazio e i live si possono seguire bene (al chiuso arrivare e restare vicini al palco sarebbe stato un problema, vista la quantità di pubblico accorsa, mi dicono che il circolo non sia uno spazio enorme). La temperatura invece avvisa che questo è senz’altro l’ultimo concerto all’aperto della stagione (almeno per il sottoscritto, che per fortuna aveva adottato l’abbigliamento "a cipolla", e ha tenuto addosso tutti gli strati con soddisfazione).
 
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La prima delle due esibizioni principali è quella de Il Genio, che ancora non avevo mai visto dal vivo. Il duo elettropop salentino, di recente formazione (è composto dall’ex Studiodavoli Gianluca De Rubertis e dalla vocalist Alessandra Contini), si è fatto molto notare quest’anno (anche nelle radio nazionali) con il malizioso singolo Pop Porno (video), furbetto nel giocare la carta della sensualità ma anche effettivamente azzeccato e appiccicoso. Il resto dell’album resta su binari simili (elettronica, citazionismo retro e richiami alla chanson francese anni 60, lounge-pop alla Stereolab), con risultati a volte altrettanto convincenti e a volte no (ma va detto che l’ho ascoltato pochissimo), ed è destinato a chi ama questo tipo di sonorità e le voci un po’ cinguettanti come quella di Alessandra (per gli altri il rischio-noia c’è).
Le mie aspettative riguardo alla resa dal vivo erano parecchio basse, un po’ perché il progetto è in giro da relativamente poco tempo, un po’ perché il genere di per sé poco si presta ad esaltare (esaltarmi) da un palcoscenico.

A complicare le cose ci si mette anche un inciampo tecnico che mette fuori gioco la tastiera. La scaletta si riduce quindi a 6 pezzi (espunti quelli in cui lo strumento era fondamentale), e il concerto vedrà suonare sopra una semplice base Gianluca alla chitarra e Alessandra al basso, l’uno accanto all’altra.
L’accoglienza delle prime file è discreta, mentre dietro si sente meno bene e il pubblico è abbastanza freddino (e i tentativi di intrattenimento della metà maschile del gruppo non aiutano: lui ci prova, ma non azzecca una battuta). Io, che sono stato quasi sempre davanti, ho modo di apprezzare A Questo Punto e il succitato singolone, mentre altre cose mi scivolano più addosso. La soluzione d’emergenza in fondo ha reso il concerto più sporco, ma anche più elettrico (a tratti parevano The Kills), e magari un live regolare con le tastiere (e più lungo) mi avrebbe personalmente annoiato di più. Sia la voce femminile che quella maschile sono simili al disco: la prima regge bene dal vivo, la seconda (che per fortuna canta molto meno) è altrettanto monocorde.
Nel complesso diciamo che è meglio (per loro) prenderlo più come un antipasto che come un concerto vero e proprio, e rimandare ogni giudizio ad altra occasione.
 
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Poco dopo salgono sul palco i Diaframma, e la musica cambia, in tutti i sensi: come nelle volte precedenti in cui l’ho sentito dal vivo, il gruppo-ormai-emanazione di Federico Fiumani (in formazione power trio) sa come scaldare il pubblico. Fiumani – che indossa di nuovo una elegante camicia blu già sfoggiata altre volte – occupa il palco con esperienza, gioca con le scarse luci, intrattiene il pubblico (ma soprattutto nel finale, ché la partenza lascia poco spazio alle chiacchiere).

La musica si sente bene anche da lontano stavolta, e la scaletta mi coinvolge, comprendendo molti pezzi a me noti (nonostante il background affine e il fatto che siano miei concittadini conosco solo una piccola parte della sterminata discografia dei Diaframma). Dopo un brano iniziale il ricordo mi sfugge [UPDATE: come mi ricorda Antonio nei commenti, si tratta di Manca L’Acqua, tra l’altro dedicata mi pare alla figlia di una spettatrice presente], c’è subito Siberia (recentemente coverizzata dai Marlene Kuntz all’interno del cd tributo Il Dono). Una canzone che fa sempre molto piacere sentire, anche se cantata da Fiumani e con questo arrangiamento più guitar-rock (come nello stile della seconda parte della carriera del gruppo) sembra più una cover: la vera Siberia è quella cantata da Sassolini. Paradossalmente, mi esaltano di più i due brani successivi, due classici del periodo post-Sassolini e del repertorio live della band come Gennaio e Diamante Grezzo.

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In seguito arriveranno altri ripescaggi sia dai primi storici album (Oceano, Adoro Guardarti) che dagli anni 90, di nuovo (L’Odore Delle Rose). L’unico momento imbarazzante è costituito dall’esecuzione, uno dopo l’altro, di 2 brani tratti dall’ultimo album di inediti Camminando Sul Lato Selvaggio (2007). Non tanto per le musiche, ma per certi testi agghiaccianti ("Ti infilo quattro dita nel culo / le tiro fuori piene di merda", da Mi Sento Un Mostro; "Io voglio o vorrei partecipare almeno una volta ad un’orgia / che ho saputo da fonti sicure ogni tanto ancora fai", da L’Orgia). Una deriva un po’(p) porno, quella delle ultime composizioni, che non si spiega bene. Provocazione? Crisi di mezza età sbattuta visceralmente nelle composizioni senza censure? Immedesimazione nel protagonista del singolo de Il Genio, dovuta ai troppi ascolti? Voglia di diventare il David Duchovny della scena musicale italica? Più che Lou Reed (evocato dal titolo dell’ultimo disco), vengono in mente le scritte nei peggiori cessi di Caracas.

Canzoni sul fisting a parte, gran concerto. I Diaframma restano sempre una sicurezza: il pubblico delle indie-band di ultima generazione potrà anche continuare a snobbarli, ma a tenere il palco così bene (e a scrivere anche solo un pezzo all’altezza dei loro migliori) fra tutte quelle band ci arriveranno in poche, nel corso della carriera.

[Scaletta: Manca L’Acqua / Siberia / Gennaio / Diamante Grezzo / Adoro Guardarti / L’Odore Delle Rose / Labbra Blu / Oceano / Mi Sento Un Mostro / L’Orgia / Blu Petrolio]

La serata in realtà non è ancora finita. Dopo il set dei Diaframma sale infatti sul palco Andrea Appino, per duettare insieme a Fiumani sul singolo degli Zen Circus Figlio Di Puttana; e Fiumani stesso accennerà a qualche altro pezzo voce e chitarra, tra uno scherzo e l’altro col suo pubblico più affezionato (qui una testimonianza video). Poi è ora di andarsene. In bocca al lupo ai ragazzi del Caracol per la nuova stagione, dall’inizio imminente (però speriamo che i tour passino sia da lì che da Firenze, eh!).

6 Responses to Caracollication

  1. utente anonimo says:

    Sei stato fin troppo buono. Diciamo che nessuno sente il bisogno delle esibizioni live del Genio, e che sarebbe meglio rimanessero su disco, dove sembrano quasi un gruppo vero.
    :D

    c.

  2. utente anonimo says:

    Il Genio!!! Li adoro, non fosse altro per la mise di lei che sfida il nuovo decreto legge Carfagna :-D
    IllegallyBlonde

  3. Dis0rder says:

    c.: sì, ma lo stesso vale per molti altri gruppi no? però per promuoverli i dischi oggi non ci sono molte altre strade, rispetto all’andare in tour…Certo, nel loro caso per quanto possano migliorare (e glielo auguro, al di là dell’inconveniente di questa data) la resa non supererà mai il disco.

    IB: più che altro sfidava il freddo!

  4. utente anonimo says:

    Clamoroso al Cibali! Disorder dimentica un pezzo in scaletta e se n’esce con un “qualche altro pezzo voce e chitarra”!

    Si tratta di Manca l’acqua (che non conoscevo e di cui mi sono perdutamente innamorato).

    A.30mo ;)
    (gne, gne, gne)

  5. Dis0rder says:

    E’ vero, l’ho bucata! corretto subito (è quella che ha dedicato alla figlia di una spettatrice, se non ricordo male)

  6. Pingback: L’odore delle pose « Outsiders (2.0)

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