Secret Machines – Secret Machines

Secret Machines: Secret Machines (TSM Recordings & World’s Fair/Cooperative Music, 2008)

Il combo newyorkese (ma texano d’origine) dei Secret Machines giunge al terzo album dopo l’avvicendamento tra il co-fondatore Benjamin Curtis (che nel 2007 ha deciso di dedicarsi a tempo pieno al progetto decisamente più soft School of Seven Bells) e il nuovo chitarrista Phil Karnats, che si unisce al batterista Josh Garza e all’altro fratello Curtis, Brandon (basso/tastiere/voce). Con Secret Machines non ci sono comunque grosse deviazioni dal percorso intrapreso finora: il suono è sempre robusto e sferzante, uno space rock pienamente anni zero che alterna o miscela reminescenze wave ed elementi math-rock, senza vergognarsi di richiamare occasionalmente il Bowie più ruvido e “tedesco” (Have I Run Out) o i Pink Floyd più lunari (nel senso di lato oscuro della). Quasi tutti i brani riescono a svelare con gli ascolti la loro dimensione di “canzone” nonostante le divagazioni ritmiche e il minutaggio spesso elevato, e il tutto senza quasi mai ricorrere a trovate “facili” (la deriva stadium rock parzialmente imboccata con il precedente Ten Silver Drops pare abbandonata). La prima parte dell’album si fa preferire per varietà e tiro (su tutte spicca Last Believer, Drop Dead), mentre la seconda è caratterizzata da tempi più dilatati (pure troppo, gli 11 minuti della traccia finale The Fire is Waiting sono strettamente consigliati ai fanatici della psichedelia) e da qualche cedimento (il romanticismo un po’ stantìo di Now You’re Gone). Il punto debole di Secret Machines non sta però negli incidenti di percorso, né nella mancanza di idee (che ci sono), né tanto meno nell’eccessiva varietà di influenze (sempre ben rielaborate). È che quando si va alla ricerca di un suono più strutturato e meno magmatico (questa è l’impressione), gli effetti speciali e la tecnica non bastano, bisogna mettere in campo canzoni con un pizzico di anima in più. Altrimenti si resta con un disco come questo: tecnicamente apprezzabile, ma che anche alla lunga lascia piuttosto freddi (per quanto nei confronti degli appassionati del genere una certa freddezza di fondo potrebbe non costituire affatto un problema).

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il video di Atomic Heels
i Secret Machines backing band di Bono in I Am The Walrus (dalla colonna sonora di Across the Universe)

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