24 novembre 2009
di dis0rder
The Horrors + Gliss @ Auditorium Flog, Firenze, 19/11/09
Inutile negarlo: gli Horrors, in Italia nei giorni scorsi per il tour di supporto al secondo e ben più apprezzato disco Primary Colours, li aspettavamo tutti quanti un po’ al varco, seppure per motivi diversi. Nella data fiorentina alla Flog si possono facilmente distinguere le due fasce di pubblico. Sotto il palco i fans accaniti (non troppi, più giovani, dall’aspetto mediamente meno modaiolo di quanto mi sarei aspettato), che seguono Faris Badwan e soci dai tempi di Strange House e sperano in una scaletta omnicomprensiva. Nelle retrovie tutti gli altri, che invece in buona parte si accontenterebbero di ascoltare le canzoni dell’ultimo disco – come dire – riconoscendole. Sulle aspettative basse influiscono i racconti di alcuni live recenti, ma anche il (doveroso?) pregiudizio negativo che da qualche anno accompagna le giovani band britanniche, soprattutto se revivaliste, soprattutto se sbarcate sulla copertina di NME all’esordio o ancor prima. Insomma, bel cd, ma dal vivo “vi ci voglio”.
Quasi in ossequio a questa spartizione dell’uditorio, nonché alla netta cesura di stile tra i due dischi finora pubblicati, il concerto è come spezzato in due parti. Nella prima gli Horrors eseguono quasi integralmente Primary Colours, ed ecco la sorpresa: funziona. Dal crescendo iniziale di Mirror’s Image in poi le canzoni vengono riproposte con sufficiente fedeltà (con New Ice Age in particolare che acquista un ulteriore ed eccitante vigore); il frontman spilungone tiene il palco ma anche le note. Nel riproporre pezzi come questi dal vivo era forse inevitabile dar loro una veste più spoglia e post-punk, con il conseguente rischio di farli suonare più freddi e derivativi di quanto non siano: per limitare questo effetto gli Horrors giocano la carta dei volumi altissimi e dei synth invadenti, con risultati accettabili anche per chi di cloni dei Joy Division ne ha sentiti tanti: si batte il piedino, si canticchia qualcosa, ci si sente gggiovani. L’autonomia purtroppo non è infinita: e dispiace che, dopo il nuovo singolo Whole New Way, i cinque londinesi cedano leggermente proprio nel gran finale, su Who Can Say (voce che si incrina e mezza papera nello “stop and go” parlato, il picco drammatico del singolone) e Sea Within a Sea (che nel complesso non fa un grandissimo effetto: ma del resto ci si poteva aspettare, da un pezzo così ben prodotto in studio).
Un live comunque più che dignitoso – se davvero nel loro primo tour gli Horrors non sapevano tenere in mano gli strumenti, le cose sono cambiate.
Poi ci sarebbe la seconda parte: nel bis vengono riproposti uno dopo l’altro alcuni pezzi forti dell’esordio (Count in Fives, Sheena is a Parasite, Gloves). Come prevedibile, non ci sono più un tempo né regole né volumi da seguire: è caciara senza freni sia sopra il palco sia sotto. Ma va bene così. Gli aficionados se ne andranno soddisfatti, anche se avrebbero preferito averne ancora.
… io sono a posto così, grazie. Anche perché la serata era iniziata con la felice scoperta dei Gliss, trio californiano che propone uno shoegaze-pop psichedelico non particolarmente originale, ma di impatto piacevole: una sorta di reboot dei Black Rebel Motorcycle con spruzzatine di Smashing Pumpkins e pure Metric, grazie alla voce femminile che sull’ultimo disco Devotion Implosion sembra predominare. In realtà dal vivo la maggior parte dei pezzi li canta il leader (chiamiamolo così visto che scrive i testi) Martin Klingman, che dovrebbe essere il batterista (con la bionda Victoria Cecilia al basso e David Reiss alla chitarra). Il condizionale è d’obbligo, perché i tre si scambiano un paio di volte gli strumenti durante il loro breve ma piacevole set, e da quel che se ne legge in rete la cosa pare essere un’abitudine.
I Gliss tornano in Italia per altre tre date proprio in questi giorni, stavolta in locali più piccoli e da headliner: potrebbero valere una visita, per valutare se il loro live regge e sfrutta la distanza più lunga.
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