Friendly Fires – Friendly Fires

Friendly Fires – Friendly Fires (XL, 2008)

C’era bisogno, a fine 2008, dell’avvento di un ennesimo gruppo punk-funk? Se risponderete d’istinto NO! a questa domanda, probabilmente delle due l’una: onon avete ancora ascoltato l’omonimo album di esordio degli inglesi Friendly Fires, oppure l’ondata punk-funk l’avete mal tollerata in toto fin dall’inizio. Il suono DFA (e relative radici) nella sua incarnazione più pop e i nomi di !!!, Rapture e Lcd Soundsystem (o degli ormai innumerevoli epigoni) sono infatti i primi riferimenti che saltano alle orecchie all’ascolto di queste canzoni. Primi, non unici: se brani come Strobe e On Board sono esplicitamente debitori dei !!! (ed è la somiglianza più forte), se il tributo (vocale e non) ai Talking Heads di In the Hospital è evidente, se in Jump in the Pool e Lovesick si ritrova la catchiness dei primi Rapture, c’è spazio anche per pezzi electro-pop tamarri che ricordano di volta in volta Soulwax (White Diamonds), CSS (la base di Skeleton Boy), persino Scissor Sisters (il falsetto e i ritmi ruffiani di Photobooth). In pratica un bignami furbetto di quasi tutto il pop-rock ballabile di successo degli ultimi anni. Il punto è che la scarsa originalità stilistica (anche nella voce di Ed Macfarlane) non inficia affatto la riuscita delle canzoni, tanto che tra tutte e dieci si fa fatica ad additarne una più debole. Basta avere le idee chiare su cosa si cerca: quello del trio britannico è un disco di pop immediato e senza pretese che centra il suo scopo, ovvero far ballare e divertire dall’inizio alla fine. E con il singolo Paris concede anche un momento romantico (l’esplodere del dolce ritornello “and every night we’ll watch the stars / they’ll be out for us“), in cui guardarsi magari negli occhi – senza alcun bisogno di abbandonare la pista.

myspace
il video di Paris
l’intervista di Ed Macfarlane a Drowned In Sound, con i retroscena sulla registrazione di ogni singola canzone

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