Say goodbye to everyone (no al mito del concerto come rito collettivo)

Mentre tornavo dal concerto degli Editors di stasera ho riflettuto su quanto e perché mi fosse piaciuto, e pensavo di scriverne qualcosa in un post su Facebook. Poi sono arrivato alla decisione un po’ matta di parlarne rispolverando questo vecchio blog, che non è attivo con continuità ormai da un lustro ma che non si è mai fatto problemi a ospitare “lenzuolate”.
Una decisione che ha alcune premesse. La prima premessa è la domanda che mi hanno fatto anche di recente alcuni amici sul perché non scriva più e se avrei voglia di rifarlo, perché potrebbe avere un qualche senso etc. – io rispondo più o meno sempre nello stesso modo, cioè che a me piaceva essenzialmente scrivere di musica, ma da quando ho iniziato a metterla come dj, la musica, sento di far uscire “la mia voce” molto meglio in questo modo. Ma ogni tanto a scriverci ci ripenso. La seconda premessa è il consiglio di altri amici di “contenere” la mia logorrea “social”  e sociale (online e offline), perché il fantomatico mistero e l’essenzialità funzionano sempre meglio, sotto vari punti di vista. Bene, quindi facciamo che queste tante righe non ho voglia di darle in pasto a Zucky e le metto qui, dove si spingeranno a leggerle quei due o tre interessati davvero: gli altri restino a postare e commentare sui meme del giorno.

Ma veniamo al concerto (il mio primo “vero” concerto degli Editors, perché quando aprirono al mio primo concerto dei R.E.M. non gli dedicai alcuna attenzione – lo so, non si fa, ma *il mio primo concerto dei R.E.M.*). Gli spunti su cui scrivere sarebbero tanti (anche se forse questo dipende anche dall’interruzione della mia “astinenza”: ho visto centinaia di concerti senza scriverne, in questi anni).

C’è il contrasto tra il pubblico degli Editors e quello dei The Cult, solo in parte sovrapposto (le due band sono state abbinate dal Pistoia Blues in una non troppo fortunata serata “doppio headliner”, gli Editors a chiudere). Le aspettative un po’ di tutti erano per degli Editors che avrebbero portato più gente dei Cult, e non mi sembra andata esattamente così. Qui si potrebbe anche aprire una parentesi su come questa estate toscana di concerti stia dimostrando ancora una volta quanto il pubblico premi in modo differente i gruppi “pre” e “post” 2000. Vecchi discorsi.

 

interpol guns

Il pubblico degli Editors e quello dei Cult, facilmente distinguibili

 

C’è il contrasto tra i due concerti: ma su quello piuttosto monocorde e hard-rock vecchio stile dei Cult non vorrei soffermarmi troppo, sapevo che si trattava di un gruppo valido che frequenta un genere “poco nelle mie corde” (stesso eufemismo che uso per Guns n’ Roses e altre band che si collocano più o meno all’opposto della mia concezione di rock), il live non ha fatto che consolidare questa impressione. Un consolidamento durato un’interminabile ora e mezzo.

C’è la scaletta bella ed equilibrata (la vetta a mio parere il trittico Ocean of Night/All the Kings/The Racing Rats); ci sono i pezzi nuovi molto belli e ci sono alcuni pezzoni di inizio carriera (Munich, Blood) suonati e cantati a inizio set senza troppa grinta, a ennesima dimostrazione di quanto, complici anche i cambi in lineup, la band abbia ormai da tempo intrapreso (non senza retromarce incoerenti) una direzione molto diversa da quella degli esordi.

C’è Tom Smith – ho avuto modo di raggiungere le primissime file e osservarlo a lungo. Anche qui se ne potrebbe fare un post a parte. Buona prova vocale a parte (soprattutto a voce più scaldata, da metà live), come frontman “funziona” per il suo essere “normie” e patatone e allo stesso tempo esuberante, anche tanto: però non c’è lascivia nel suo danzare e darsi al pubblico ma un’eleganza naturale, non forzata. Per fare due nomi musicalmente non casuali, non fa il Curtisfa il Gahan (che noia la retorica del “tutt* se lo farebbero” ritirata fuori come commento a tutti i live dei Depeche, peraltro). Potrei addirittura giocarmi la pericolosa parola “autenticità” per l’effetto di insieme.

tom smith

Il motivo centrale per cui ho amato questo (non certo perfetto) live, quello che mi ha dato la voglia per scrivere questo post-di-social poi trasformato in post-di-blog (mica cosa da poco, dopo tutto questo tempo), è però un altro.
La retorica del concerto come rito collettivo è vecchia quanto la musica rock, più o meno, ed è ormai piuttosto trita. Tra i motivi per cui ormai da tempo preferisco decisamente vivermi concerti medio-piccoli e faccio eccezioni rare (un altro motivo è quello economico, certo) è che invece per me spesso vale il contrario. Io di base non la cerco l’esperienza collettiva. Se l’elemento del “perdersi nel mare umano” o in un pubblico di anime affini qualche volta mi ha toccato, in realtà per molti dei concerti che mi hanno coinvolto di più negli anni è valso proprio il meccanismo opposto. Il live cioè che ti dà tanto proprio perché ti fa sentire più isolato, diverso, lontano che mai: lontano dagli amici con cui sei andato o che hai trovato al concerto, lontano dai puristi che amavano soltanto i primi dischi o il demo, lontano da chi va a troppi concerti o da quelli per cui è l’unico concerto dell’anno (ma come si può…), lontano dalle persone che spintonano e da quelle che protestano per gli spintoni, lontano da chi si agita troppo e da chi non si lascia andare MAI, lontano dai tanti che riprendono con smartphone dalla fotocamera troppo perfetta mentre tu ti accontenti di quelle due foto con ombre colorate rubate però in quel momento lì. Lontano anche da chi si commuove come te, perché gli anni te l’hanno insegnato: certe sensazioni viaggiano su binari separati, destinati ad allontanarsi subito dopo gli eventuali incroci fortuiti di sguardi.
Quel tipo di live che insomma amplifica i mille gradi di solitudine e di senso di vuoto della tua intera esistenza e in qualche modo li concentra simbolicamente nel tuo sentirti solo in quel momento lì – un meccanismo catartico che va in direzione diversa (forse solo apparentemente diversa) da quella del “rito collettivo”. Dopo averti ricordato che quel vuoto c’è, la musica lo riempie anche un po’, per fortuna. È un momento in cui vien da pensare che, forse, ci si può anche convivere. Mica roba da poco.
Di certo il live di stasera degli Editors non è stato *questo* nella sua interezza. Però qualche momento così l’ha avuto. Quasi non me l’aspettavo, e anche grazie a ciò da oggi ai loro dischi vorrò un po’ più bene di quanto gliene volevo già.

PS. Non c’entra veramente nulla con il resto del post, ma da domani (tra poche ore per chi legge) metterò musica con il mio djset Outsiders (stavolta in coppia) al benemerito Lars Rock Fest di Chiusi (SI), che ospiterà in tre giorni di concerti a ingresso gratuito gruppi come Gang Of Four, Austra e Public Service Broadcasting. Già c’ero stato l’anno scorso nella serata dei canadesi Suuns ed era stato bellissimo, quest’anno non vedo l’ora di buttarmi nella tre giorni intera.
Non c’entra con il resto del post, dicevo, però uno a parte non ho tempo di farlo e non potevo proprio “riaprire” il blog senza lasciarci un ricordo (chissà mai quando arriverà il prossimo post!) della più grande soddisfazione djistica in anni di battaglie e frustrazioni varie all’interno di una scena musicale toscana come dire, discutibile.

Concerti che iniziano a notte fonda: brutto. Ma cosa si può cambiare davvero?

Rispolvero il blog (!) per postare il mio intervento su un dibattito nato negli ultimi giorni da un articolo di Pratosfera (riguardante la scena live di Prato e Firenze in particolare, ma il fenomeno è diffuso anche in molte altre parti d’Italia, mi dicono). Il titolo è “Perché i concerti non dovrebbero iniziare a notte fonda” e si critica l’abitudine di molti club medio-piccoli di non aprire prima delle 23 e di non far iniziare i live prima delle 23,30 (ma anche oltre), spesso a dispetto degli orari indicati. Con tutti i disagi conseguenti per band e pubblico.
Ho avuto modo di puntualizzare su Facebook alcune cose che secondo me l’articolo (ma soprattutto quelli che lo rilanciavano) non considerava. Forse anche per questo sono stato interpellato per dire la mia sull’argomento insieme a una serie di gestori di locali e organizzatori di concerti.
La domanda era semplice: “secondo te, è possibile iniziare i concerti prima? Se no, perché?”

La mia risposta è stata (come da mia abitudine) lunga, troppo lunga per essere inclusa (se non con un minimo stralcio) nel post in cui si riepilogavano i pareri di tutti gli interpellati (“Concerti che iniziano a notte fonda: parlano gli addetti ai lavori”). Per cui, invece di lasciare la versione “extended” all’oblio dei social network, la posto qui. Tanto si tratta di un problema di cui si parlerà e riparlerà ancora in futuro, perché purtroppo non ne vedo la facile risoluzione a breve.

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Per la mia esperienza di dj e di frequentatore assiduo di concerti anche come spettatore, i motivi per cui è difficile far iniziare i concerti nei club prima sono molteplici. Provo a dividerli in tre punti, indicando per ognuno quel che si può o non può fare per cambiare qualcosa.

1) Un motivo, che si pone soprattutto nel weekend e per i locali che propongono live a ingresso libero e (anche per far tornare i conti) serata con djset a seguire, è quello logistico/tattico di “riempimento del locale”: se i live finiscono intorno alle 23, sarà poi più problematico “lanciare la serata” (specie per i posti più grossi) visto che dopo, per un’ora e mezzo, il locale resterebbe vuoto (la maggior parte di chi vuole ballare/”far serata” arriva tardi sia per motivi anagrafico/sociologici, sia perché non c’è l’abitudine a passare più di 2-3 ore nello stesso posto). Si risolve quindi facendo terminare i live in un momento in cui c’è già gente “in attesa” del prosieguo di serata (si potrebbero fare anche più tentativi di diminuire il ricambio enorme tra pubblico de live e pubblico danzante, che in parte è fisiologico e in parte può dipendere dalla coerenza della programmazione generale e degli abbinamenti specifici, ma è discorso lungo).

2) Il secondo e forse principale problema, che si pone invece sempre, è quello della puntualità del pubblico: sarà che ormai siamo tutti abituati a leggere su internet orari “farlocchi”, ma le persone che arrivano davvero puntuali sono poche, e spesso quelle che più si lamentano degli orari non fanno eccezione (per i Morrissey o Verdena di turno arrivare anche un’ora prima non è mai un problema per nessuno: arrivare precisi per la band nata l’anno scorso, sì).
Questo secondo problema è in teoria risolvibile “abituando” il pubblico, facendo rispettare gli orari indicati con costanza e precisione (anche se ciò implica per i locali “sacrificare” un po’ di giovani band: e farne suonare qualcuna davanti ai baristi per imporre la propria politica degli orari non è facile, MAI): e soprattutto durante la settimana, quando l’esigenza di uscire e tornare a casa prima è sentita un po’ da tutti (ma ricordiamo che siamo in Italia e abbiamo i nostri orari lavorativi: i concerti non si possono fare tutti alle 19.30 come in UK).
Resta però difficile riuscire a comunicare bene i cambiamenti a un pubblico sempre più distratto; e questo a maggior ragione se gli orari si anticipano solo (o in misura maggiore) durante la settimana, rispetto ai live che si svolgono (anche negli stessi posti!) nel weekend.

3) Il terzo problema si lega ai due già affrontati sopra ed è quello alla base di tutto, ovvero la scarsa quantità del pubblico per i live (tutti: soprattutto quelli di gruppi emergenti). E siccome il “pubblico già interessato” (oltre che non sempre puntuale) è poco, un organizzatore cerca il compromesso giusto in base alle caratteristiche del locale e della propria clientela: far suonare la band abbastanza tardi perché possa farsi conoscere anche da qualche spettatore “distratto” arrivato con tutta calma nel locale per mera abitudine, ma non così tardi da irritare i pochi che sono arrivati apposta per la band (magari in anticipo, magari da lontano…) e non dovrebbero essere obbligati a far sempre le ore piccole per un live. E’ un equilibrio sempre difficile da trovare.
Qui, per migliorare la situazione, bisogna agire sulle cause per quanto possibile: un locale non può cambiare da solo l’approccio alla musica del pubblico nell’Italia di oggi. Al massimo può offrire qualità e coerenza nella programmazione e comunicare bene quello che offre.

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PS. Qui c’è un ulteriore punto di vista, di chi vive e organizza cose nella “provincia alla seconda” (in questo caso l’empolese-valdelsa): zone in cui vive un pubblico per il quale raggiungere in tempo i locali nei grossi centri più vicini (Firenze/Prato/Pisa), se programmassero i concerti a orari “umani”, non sarebbe quasi possibile. Quali sono allora gli orari davvero “umani”?

Top ten dei concerti 2013 dopo cui ho messo dischi (featuring: THE COMEBACK)

Ultimamente sento spesso la voglia di tornare a scrivere qualcosa sul blog. Capita sempre quando non sono a casa. Poi appena torno online mail, social network e mille altre cose più o meno serie a cui star dietro fagocitano la mia attenzione. Il 2013 però per me è stato un anno importante e qualcosa prima della sua fine voglio postarla, ed ecco quindi la stramba classifica di cui al titolo.

Il perché abbia scelto di fare una classifica del genere ha a che fare con il perché il mio blog versi da anni in stato di semiabbandono (esclusa la sottopagina del quasi omonimo djset).
Il cuore musicale del vecchio blog Outsiders, quello su cui più mi impegnavo, erano le recensioni o post sui dischi da una parte e i live report dall’altra.

I post sui dischi sono spariti dapprima quando ho iniziato a scrivere di musica sull’oggi defunto Vitaminic.it (a questa cosa pure dovevo dedicare un post a parte, e non l’ho fatto. Magari lo farò. Intanto sappiate che le recensioni – un po’ più seriose – pubblicate lì sono oggi leggibili qui sul blog, sotto questo tag – mentre qui c’è un archivio alfabetico dei dischi di cui ho parlato che comprende tutto, anche i post vecchi e più lungagnoni sul blog)

In seguito, ho iniziato a fare il dj con una certa regolarità. Ecco, è successo questo: pur con tutti i “ma rispetto a questo scriverei cento volte meglio” che potevo collezionare leggendo recensioni in rete, in realtà nel mio rapportarmi alla musica mi sono reso conto di trarre più soddisfazione e soprattutto di poter probabilmente dare qualcosa di più agli altri mettendo dischi in pubblico, facendo ascoltare certe canzoni in certi contesti in un certo ordine, piuttosto che scrivendone.

Per quanto riguarda invece i live, mi spiace forse ancora di più di aver smesso di scriverne – tanti sono stati in questi ultimi anni i concerti così emozionanti che mi hanno fatto ripromettere a me stesso, durante il rientro a casa in macchina, che avrei assolutamente fermato il loro ricordo in un post sul blog… poi ogni volta qualche veloce e caduco status/commento sui social network si è preso tutto.

Ma non è tutta colpa dei social network in sé: è anche colpa della quantità di concerti che vado a vedere, che negli ultimi anni è aumentata considerevolmente, rendendo difficile anche solo spendere le parole necessarie per ricordare a dovere i più importanti. Anche su questo magari scriverò (quante promesse da marinaio oggi) un post a parte, magari con qualche considerazione specifica sulla scena concertistica di Firenze e dintorni che mi trovo a frequentare. Basti per ora sapere che, da un calcolo abbastanza preciso fatto grazie a Last.Fm, nel 2013 sono uscito per concerti un totale di 126 (centoventiquattro) sere. Esclusi i 4 giorni di maratona massacrante al Primavera Sound, che mi sono sciroppato avidamente per il secondo anno di fila.
(La maggior parte dei concerti visti in zona era per fortuna a ingresso gratuito o gratuito con una tessera annuale, per la fortuna delle mie tasche)
(E comunque “get a life”, lo so)

[QUI FINISCE LA LUNGA PREMESSA E INIZIA LA TOP TEN]

Per terminare l’ormai lunga (strano eh?) premessa e passare alla classifica oggetto del post: ho pensato a scrivere una classifica dei migliori live dell’anno, poi ho pensato che sarebbe stata impresa titanica considerare tutti i suddetti live, infine ho pensato che però potevo restringere il campo ai live (prima e) dopo dei quali ho avuto la fortuna di poter mettere musica – in questo modo facendo anche un parziale bilancio delle soddisfazioni djistiche personali.
Le serate in cui ho messo musica dopo dei concerti in tutto l’anno solare sono 24, numero più umano. Ecco quindi i dieci che mi hanno emozionato o coinvolto di più tra questi – con qualche ulteriore e doverosa citazione in coda.
L’ordine è cronologico, perché l’anno finisce tra poche ore, ho un djset di capodanno che mi aspetta e insomma non ho più tempo.

Blue Willa @ Glue (Firenze), 1 febbraio.
Poco dopo l’uscita del primo disco con il nuovo moniker (che frutterà loro vari riconoscimenti della critica e soddisfazioni come la partecipazione al Primavera Sound), gli ex Baby Blue lo presentano integralmente su un palco che esalta la teatralità sia della frontwoman Serena Altavilla, sia delle stesse canzoni a cui i 4 di Prato hanno dato vita insieme alla produttrice Carla Bozulich. E a seguire anche pezzi dagli album precedenti. Forse l’aftershow che sono stato più orgoglioso di fare tra i tanti della stagione scorsa al Glue.

Diaframma @ Capanno Blackout (Prato), 17 aprile.
E’ un mercoledì ma è anche il compleanno del locale, è anche la prima serata a nome “Outsiders” che ci faccio, è anche il primo concerto di una delle mie band del cuore dopo il quale metto dischi (dopo qualche aftershow a Fiumani da solo). Un traguardo che è una soddisfazione immensa. Anche il concerto è una bomba, ma quello non è certo una novità (pure nel 2013 li ho visti varie volte, com’è giusto per chi li ama e ha la fortuna di abitare nella loro regione).

Luminal @ secret concert a Pistoia, 22 giugno.
Location intima e pubblico complice e attento per il primo concerto in Toscana con la nuova formazione per la band romana che con Amatoriale Italia ha semplicemente ridefinito a calci nel culo il concetto di rock indipendente in italiano con attitudine (?) punk. Il mini-party tra amici annesso è una ulteriore ciliegina sulla serata.

Schonwald @ Controsenso (Prato), 21 settembre
Solo in due a sprigionare un’energia wave notevole, il tutto con la grazia e la naturalezza che solo musicisti di grande professionalità ed esperienza come loro possono permettersi sul palco.

Ka Mate Ka Ora @ Rullante (Firenze), 18 settembre.
I pistoiesi Ka Mate Ka Ora li ho già sentiti diverse volte, ma questo è il loro miglior concerto che ricordo. Grande la soddisfazione di far parte di una serata in cui un gruppo tra slowcore e shoegaze approda in un club più avvezzo a generi diversi, fa un concerto in cui tutto funziona e convince tutti, compresi spettatori che non li conoscevano.

Ghost To Falco @ Tender (Firenze), 24 settembre.
I tre di Portland offrono un live convincente ed energico, mai scontato, su atmosfere alla National/Shearwater. Peccato solo non sia un set più lungo, ma il palco non è tutto per loro. E peccato anche l’assenza di cd comprabili al banchino, piaga ahimé sempre più diffusa a livello internazionale.

Chewingum @ Ponterotto (Montelupo, Firenze), 7 dicembre.
Per una sera riapre ai concerti del sabato il circolino Arci in cui ho iniziato a metter musica, e già questo basta a rendere la serata speciale, in più tornano i Chewingum che sono sempre i soliti matti e sanno sempre divertirsi divertendo il pubblico. E’ uno degli ultimi live dell’infinito tour del riuscito secondo album Nilo.

JoyCut @ Tender (Firenze), 12 dicembre.
Un concerto di elettronica waveggiante pazzesco, che ti costringe a porti delle domande e darti delle brutte risposte, se pensi al pubblico che ha raccolto (seppur di giovedì) rapportato al pubblico più numeroso di tanti concerti ben più cheap. Il loro disco del 2013 PiecesOfUsWereLeftOnTheGround era già imponente per lunghezza e intensità, il live è assolutamente all’altezza.

Sadside Project @ Controsenso (Prato), 20 dicembre.
Anche qui vale il discorso dei Ka Mate Ka Ora: ho già visto diverse volte anche i romani, e l’atmosfera raccolta del locale mi permette di godermi appieno il loro garage-blues sempre più indiavolato e dai tempi perfetti, nonostante la tensione da djset imminente.

Iosonouncane @ Glue (Firenze), 21 dicembre.
Nel minitour insieme a Paolo Iocca (Boxeur The Coeur e prima con Franklin Delano, Blake/e/e/e, …A Toys Orchestra) all’elettronica e a Simone Cavina dei Junkfood alle percussioni, Iosonouncane (che ora si alterna tra elettronica e chitarra, oltre a concentrarsi maggiormente sul cantato) ha dato vita a una specie di versione italiana e cantautorale degli Animal Collective, facendo crescere dal punto di vista musicale il vecchio repertorio (quello su cui si può fare il confronto, ma vengono eseguiti anche pezzi nuovi). Una collaborazione che si auspica duratura, in vista di un futuro nuovo album.

Altri concerti sono stati altrettanto o maggiormente validi, ma non stanno nei dieci per vari motivi (a volte una minore affinità musicale, a volte semplicemente mi sono lasciato più andare nelle serate di cui sopra). Voglio citare almeno Umberto Maria Giardini che a gennaio ha riempito il Glue ed emozionato fans e non con un live superbo, gli Electric Superfuzz al Capanno che mi gasarono tantissimo per il djset di quella sera e che sono lieto di incrociare di nuovo presto (gennaio 2014) nella stessa modalità, gli Iori’s Eyes che dopo una mia iniziale diffidenza mi hanno definitivamente conquistato al terzo loro concerto a cui ho assistito (quello al Glue), Il Pan del Diavolo che propongono un genere che non mastico molto ma sono stati bravissimi e mi hanno dato modo di tornare al Glue di autunno con una seratona, gli Eterea Post Bong Band (Glue) che spaccano ancora come anni fa, gli inglesi Spectral Park al Tender con la loro psichedelia anfetaminica, e poi vabbe’ tali Elio e Le Storie Tese con cui ho diviso – anche se io ero al palco secondario – la serata al Marea Festival a Fucecchio. Non proprio cose che capitano tutti i giorni.

(Devo un grosso grazie a queste e a tutte le altre band dopo cui ho messo i dischi, e ancor più ai locali e organizzatori che mi hanno concesso l’onore di esserci – per questi concerti e per tutti gli altri che ho visto da semplice spettatore. Buon 2014 a tutti quanti)

(NB: la maggior parte dei miei djset di cui sopra sono state serate “Outsiders” – sulla relativa pagina facebook, nella sezione Foto, potete trovare qualche scatto mio – per lo più pessimo – delle serate, a volte corredato da link a fotogallery più belle)

Florence Queer Festival 2012

Torna il Florence Queer Festivalfestival di cinema e cultura glbt-etc. che quest’anno compie dieci anni, e ha l’onore di aprire la 50 giorni di cinema internazionale a FirenzeCome ogni volta da qualche anno a questa parte, essere coinvolto a vario titolo – nel mio piccolo – nei suoi preparativi mi fa ricordare soltanto all’ultimo momento che magari ecco, un blog ce l’ho e un post in merito potrei anche scriverlo.

Il tempo stringe, perché se i primi appuntamenti collaterali ci sono già stati, da oggi si entra nel vivo. Quindi facciamo così, prima di tutto sgombro il campo dal “conflitto di interessi” e vi ricordo i due appuntamenti che mi vedono più direttamente coinvolto:

1) OGGI mercoledì 24 ottobre alle ore 19, presso il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, c’è l’inaugurazione della mostra personale della fotografa sudafricana Zanele Muholi (Zanele Muhoi Visual ARTivist).
Sarà presente l’artista, maggiori informazioni e anteprima fotografiche le trovate qui, e se volete diffondere l’evento FB lo trovate qui.

L’ingresso è gratuito sia alla mostra (che prosegue fino al 18 novembre negli orari che potete trovare ai link sopra) che ovviamente all’inaugurazione.
Potete anche approfittare dell’apericena con djset dei dj di QueerAboard (Pink Panther dj e, appunto, il sottoscritto).

2) Dopo la settimana di film al Cinema Odeon a Firenze, cuore del festival (25>31 ottobre), giovedì 1 novembre ci sarà il party di chiusura del FQF 2012 (che tuttavia non esaurisce gli appuntamenti collaterali). La serata si terrà al Viper Theatre, già teatro delle prime annate del QueerAboard, e riprende per una sera quella che era stata la felice formula di quelle feste: musica dal vivo e a seguire party con djset. Sono particolarmente lieto del fatto che quest’anno la sezione “Queer Music” del festival, curata da David Drago (Radio Insieme), ha aperto alla presenza all’interno del festival di diverse band di pop/rock indipendente, che nei loro testi affrontano anche l’amore tra persone dello stesso sesso, senza stereotipi né imbarazzi.
In particolare, la serata al Viper del 1 novembre sarà aperta dal live dei fiorentini The Half Of Mary, seguito da quello del cantautore emergente Fabio Cinti.
Da mezzanotte in punto, spazio alle danze con i djset by Queeraboard – e qui torno in gioco anch’io.
Anche qui, se volete partecipare e sostenere e diffondere, c’è un evento FB apposito.

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TUTTO IL RESTO: ricordo che sul sito ufficiale del festival si trovano sia il programma completo dei film sia quello delle sezioni collaterali Queer Music, Queer Art, Queer Book, Queer Theatre, con relativi eventi. E da quest’anno il Festival ha anche una ricca pagina facebook ufficiale.
Sui film, aggiungo il link all’approfondito comunicato stampa del festival relativo al cinema, e rimarco alcuni tra gli appuntamenti più attesi dal sottoscritto o comunque obiettivamente più di richiamo:

Jobriath A.D. di Kieran Turner (2012), documentario sulla storia di Jobriath, prima rockstar apertamente gay ad avere un contratto discografico per una major;

– la “sezione vintage”, che ripropone grandi film come Velvet Goldmine, Demoni e dei e il documentario The Celluloid Closet (Lo schermo velato);

– The Perfect Family di Anne Renton (2011), film con Richard Chamberlain e soprattutto Kathleen Turner che interpreta il personaggio di una madre pia e premurosa ossessionata dal mantenere una famiglia perfetta. Non serve altro per farmi fiondare a vederlo;

il concorso VideoQueer, che regala spesso delle perle e che quest’anno ha “liberalizzato” la durata massima delle pellicole in gara portandola fino a mezzora, tant’è che i corti vengono proiettati in giorni diversi (in concorso c’è anche un video di Immanuel Casto “in panni borghesi”!);

Cloudburst di Thom Fitzgerald (2011), roadmovie interpretato dalle attrici premio Oscar Olympia Dukakis e Brenda Fricker;

Matthew Bourne’s Swan Lake 3D di Ross MacGibbon (2011). Quello che dice il titolo: il celebre coreografo inglese Matthew Bourne reinterpreta con un corpo di ballo maschile il Lago dei cigni di Tchaikovsky. Uno spettacolo andato in scena per la prima volta nel 1995 in un teatro del West End di Londra e coronato da grande successo, qui ripreso appunto in 3D;

… e poi tanti altri documentari e commedie in anteprima e/o in esclusiva, con approfondimenti su varie tematiche e squarci sulle realtà di paesi come Cuba, Turchia, Libano e Indonesia. Insomma, mano al programma – e ci vediamo (anche) all’Odeon!

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Jobriath A.D. (trailer)

Fabio Cinti – Loop

The Half Of Mary – Shiva Rasta Road

Outsiders gets a life

Tra le novità che bollivano in pentola ultimamente da queste parti c’era la creazione, ebbene sì, di una pagina facebook Outsiders.  Non si tratta della pagina del blog (cosa che avrebbe senso solo se il blog fosse molto più letto e aggiornato con frequenza, cosa che attualmente non è più), ma rappresenta in qualche modo lo sbarco prima sul social network cattivo per eccellenza e poi “offline” della filosofia che è sempre stata alla base del mio modo di parlare di musica qui prima e dei miei propositi più ambiziosi come dj da quando ho iniziato.

L’obiettivo sarebbe dare una sorta di continuità e cornice a una proposta djistica che vada oltre il “mistone che funziona” e il revival, che si rivolga in primo luogo al pubblico che frequenta i live e segue la musica emergente e che quando è il caso lo faccia ballare (cosa  difficilissima a Firenze), e che allo stesso tempo coinvolga anche chi è abituato ad ascoltare e ballare sempre le stesse cose ma ha in sé l’elasticità mentale per aprirsi ad altro.

Volendo andare oltre la definizione (ormai inutile nel 2012) di “serata indie” e volendo spiegare con un filo di retorica in più il “mini-manifesto” anglofono che trovate a fondo post, potremmo dire così:

Vogliamo ascoltare musica e ballarla quando usciamo a Firenze:
vogliamo farlo anche con la musica nuova con le chitarre,
vogliamo farlo anche con l’electropop senza steccati e pregiudizi,
vogliamo scoprire pezzi nuovi che ci piacciono davvero senza la smania del nuovismo,
vogliamo celebrare le radici anni 80 e postpunk di questa città utilizzandole come un trampolino per scoprire altro
.

Se tutto ciò resterà confinato a qualche serata o avrà più ampi sviluppi, se coinvolgerà anche altri, se in futuro sfocerà in collaborazioni con altre entità o con eventi live (tutte cose a cui il progetto è aperto), è ancora tutto da vedersi.
Per ora c’è la pagina che vi invito a diffondere tra i vostri amici fiorentini (e non), e c’è la piccola ma spero piacevole serata di domani sera, in un posto accogliente e fresco (e in questa settimana tutta a 40° all’ombra non è poco). Serata con il cui lancio concludo (non prima di aver ringraziato ed essermi  scusato con Mr. James Murphy).
UPDATE: la serata è andata bene oltre le mie più rosee aspettative, tanto che martedì 11 settembre si replica! Di seguito troverete anche i dettagli sulla seconda…

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mercoledì 22 agosto – Outsiders Night!

L’anticiclone Lucifero sulla città, Morrissey alle spalle, le vacanze pure, i prossimi concerti troppo lontani: per gli Outsiders fiorentini è tempo di uscire dall’apatia estiva e ritrovarsi al fresco della terrazza del The Dock (parco dell’Albereta).
Aperitivo per chi vuole dalle 19,30 alle 21. Dalle 21 (chiusura alle 1), si balla e si beve con djset by Dis0rder (Outsiders\\Glue/Ponterotto/QueerAboard…).

Evento FB – Join Outsiders FB page 
(indicazioni stradali)

Outsiders is:

in*ie // post.punk // alt.rock // moz.pop //

synth.explosions // 80s.gems // jangly.guitars //

mad.chester // new.wave // electro.tunes //

brit.goldies // pitch.folks // alt.it // more…

happy dancefloors for happy people.
sick pop for healthy lives.

Outsiders is pro-live, pro-dancing, pro-choice.

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martedì 11 settembre – Outsiders Night #2 – Shine on, Summer!

Dopo aver sconfitto “Lucifero” con un’affollata serata in pieno agosto, con il prolungarsi dell’estate a grande richiesta la Outsiders Night concede il bis!
Sempre sulla terrazza del The Dock (parco dell’Albereta).
La formula non cambia (la musica ovviamente sì!): aperitivo per chi vuole dalle 19,30. Dalle 21 (chiusura alle 1), si balla si sparla e si beve con djset by Dis0rder (Outsiders\\Glue/Ponterotto/QueerAboard…).
Perché come dicevano quelli, Summer Here Kids!

Evento FB – Join Outsiders FB page
(indicazioni stradali)

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Outsiders is:
in*ie // post.punk // alt.rock // moz.pop //
synth.explosions // 80s.gems // jangly.guitars //
mad.chester // new.wave // electro.tunes //
brit.goldies // pitch.folks // alt.it // more…

Always Summer

A stretto giro di posta, ecco il secondo mixtape (vedi post precedente), o come volete chiamarlo. Always Summer è più o meno la seconda parte (più breve: 8 pezzi, poco più di mezzora) di I Feel 00’s (anche qui poche pretese di ricercatezza, atmosfera estiva e classici del primo decennio che non si sa come chiamare), con un po’ di elettronica in meno e di chitarrine in più, oltre a un paio di recuperi di pezzi anni 80 che però quasi neanche te ne accorgi.
Si ascolta in streaming al link sopra oppure cliccando a fondo post. Dura il tempo di una birra in spiaggia. Buon Ferragosto (così, tanto perché mi fa ridere fare degli auguri sul blog per una qualche ricorrenza a caso, dopo una vita).
NB: rispetto al primo mix, stavolta è più difficile indovinare entrambe le cover utilizzate nel collage per la “copertina”. Qualcuno però c’è riuscito, spremetevi le meningi e gli scaffali.

Always Summer
Peter Bjorn And John – Young Folks
Shout Out Louds – Tonight I Have To Leave It
Clap Your Hands Say Yeah – The Skin Of My Yellow Country Teeth
The Housemartins – Happy Hour
Phoenix – Lisztomania
I’m From Barcelona – Always Spring
Talking Heads – This Must Be The Place (Naive Melody)
Arcade Fire – Sprawl II (Mountains Beyond Mountains)

Vodpod videos no longer available.

I feel 00’s

Nel 2012 e con ormai un po’ di esperienza di mixaggi e selezioni “live” alle spalle, era forse arrivata l’ora di dare uno straccio di svolta multimediale alla mia presenza online: ecco che quindi, dopo anni di colpevole disinteresse a quel che internet offriva in proposito, mi sono guardato intorno e iscritto a Mixcloud, un sito che a differenza di altri servizi di streaming audio (come ad esempio Soundcloud) è concepito proprio per permettere la diffusione di mix, mixtape e programmi radio contenenti musica  altrui. Il sito è piuttosto “tag-nazi” nella fase di upload, richiedendo artista e titolo di tutte le tracce e anche di indicare l’inizio e la fine di ognuna: tutto ciò nell’ottica di ricompensare i vari autori (quando possibile, immagino) in modo preciso, a seconda  degli effettivi ascolti di ogni pezzo. Insomma, parrebbe un sito che sfrutta in modo legale ed equo (anche se immagino non arriveranno grandi fiumi di denaro ai musicisti…) lo streaming, modalità di ascolto in digitale sempre più diffusa (ovviamente non è possibile scaricare).

Per esercitarmi/cominciare, ho caricato – la trovate anche sotto – questa piccola selezione senza troppe pretese (11 pezzi per 45 minuti scarsi) dall’atmosfera piuttosto estiva, un misto di novità degli ultimi due anni e classici anni ’00 (da cui il titolo) che magari potrà consolare chi come me vorrebbe passare questi mesi caldi all’Hana-bi di Marina di Ravenna e invece riesce solo a farci un salto ogni tanto.

La qualità audio è “streaming”, ovvero niente di che, ma poteva andare molto peggio visti i mezzi di fortuna dell’esordio (per non parlare delle sette camicie sudate per riuscire a embeddare il tutto qui su WordPress.com…). Cercherò di fare di meglio con i prossimi (?). EnJovi.

I feel 00’s
1. The Rapture – Blue Bird
2. Friendly Fires – Hawaiian Air
3. Santigold – Disparate Youth
4. Passion Pit – Moth’s Wings
5. MGMT – Kids
6. Caribou – Odessa
7. Jens Lekman – Sipping On The Sweet Nectar
8. Chewingum – Il neorealismo del lunedì
9. Cansei De Ser Sexy – Let’s Make Love And Listen To Death From Above
10. Hot Chip – I Feel Better
11. The Postal Service – Such Great Heights

Vodpod videos no longer available.

Sono andato a letto tardi

Mentre il blog langue ancora nel limbo del trasferimento lento e sudato da Splinder (e non solo, spiegherò), ci sono un po’ di novità che non ho ancora riportato su queste stanche pagine. E un tot di dischi, concerti ed esperienze che mi fanno quasi tornare la voglia di scrivere.

Ma per ora, intervallo:

2012: QueerAboard is back!

[Nell’utilizzo del blog a fini autopromozionali non ho mai brillato per efficacia e puntualità, e anche questa cosa la pubblico soltanto il giorno prima. In ogni caso.]

Domani sera – venerdì 9 marzo – ritorna, dopo oltre un anno di pausa, una serata di cui in questo blog ho parlato più volte, prima da semplice frequentatore e poi più “da insider”, visto che nel 2010 mi sono ritrovato in consolle anch’io.

Si tratta di QueerAboard, la festa rainbow fiorentina per tutt* aperta a un pubblico trasversale e intergenerazionale, organizzata dai volontari delle associazioni Ireos e Arcilesbica Firenze (e no profit: gli utili vengono reinvestiti nelle attività delle associazioni).

Archiviate le tre stagioni al Viper, QueerAboard torna in una nuova location meno decentrata, l’EX3 – Centro per l’Arte Contemporanea Firenze a Gavinana (viale Giannotti 81; accanto alla Coop della zona, per intendersi); location già animata in questi anni da vari concerti ed eventi, che hanno affiancato le mostre ospitate dallo spazio espositivo vero e proprio.

 

 Queste le novità presentate dalla serata di domani (ovviamente si tratta di una one-night periodica, non avrà frequenza settimanale…):

INGRESSO LIBERO tutta la sera: dalle 22.30 fino a tardi. Ognuno potrà far partire la festa all’ora che vuole.

– Dalle 22.30 alle 24 “Queer Happy Hour” con sconti sia sui cocktail che sulle altre bevute

2 dancefloor, con 66sixties aka Pink Panther dj e Dis0rder.

Non vi anticipo troppo, se non che dovreste trovarmi nella sala più “alt” e che rispetto al Viper non rimarrò legato al revival (che caratterizzava il vecchio caro “bunker”), ma svarierò un po’. Un primo indizio su dove potrei andare a parare è in questo video-anteprima confezionato con tanto amore e cialtronaggine tecnica dai Dis-laboratoires. Gli impudenti accostamenti e la scelta della colonna sonora non sono casuali.


Per altre info (ci troverete anche quelle sulle serate successive):
http://www.facebook.com/Q.Aboard
http://www.ireos.org/
http://www.facebook.com/events/229671737129142 

(oltre che ovviamente sul mio profilo FB, dove ho sempre segnalato via via tutti gli impegni djistici di cui mi sono dimenticato di parlare qui ultimamente)

No more Shame

Insomma, è da un paio di mesi che si fa un gran parlare di Shame, il film drammatico/provocatorio dell’artista visuale e regista britannico Steve McQueen, uscito anche nelle sale italiane, che ha per protagonista l’attuale feticcio sessuale delle donne del pianeta Michael “me le faccio tutte io” Fassbender.

Qui sotto abbiamo però già in anteprima la locandina italiana dell’atteso sequel: diverso il protagonista, diversi il target e le atmosfere, ma stessa intensità e stesso plauso unanime della critica.
L’uscita nelle sale è prevista al momento per il mese di giugno.

[grazie al LULZ-consigliere gattonero per i pareri in fase di realizzazione]

And always wear a happy face

Quando arrivi a fine serata e parte il tradizionale sirtaki seguito da altri tre o quattro balli etnici o similtali e tutti si abbandonano entusiasti al consueto momento di aggregazione politicamente corretto di fine serata e tu li guardi e li odi tutti e vorresti prenderli uno per uno a calci nel sedere al ritmo ondulante di musica che sarebbe decisamente più divertente ascoltare al ristorante mentre si cerca di smaltire l’hangover alimentare causato dall’assunzione di quantità smodate di moussaka e pietanze varie gusto feta, e insomma va bene ascoltare sei diverse canzoni di Madonna in una serata che comunque sono state pur sempre più divertenti delle quattro di Lady Gaga di cui due consecutive che a loro volta – a parte il fatto che bisogna accettare il fatto che Telephone spacca – sono state comunque più divertenti del doppio ascolto di We Found Love di Rihanna che hai sentito solo stasera per la prima volta e FA CACARE A SPRUZZO come la maggior parte dei singoli di Rihanna e poi dopo un’ora per gentile concessione degli apprezzati quanto aggiornati djs la ascolti per la seconda volta e dalla prima facile progressione di synthcosi che ora rammenti c’è pure Calvin Harris di mezzo te la balli tutta tarantolato che manco Alessia Terminator per colpa della terza bevuta e dei tre rimbalzi impliciti incassati da possibili Amoridellatuavita nel giro di due ore, dicevo insomma va bene ascoltare e ballare per tutta la sera hit sempreverdi aka stagionate aka la cassettina di dieci anni fa come se non ci fossero né un domani né la maniera di mixare almeno due pezzi due tra loro, e va bene provare a instaurare conversazioni socialmente accettabili sviando l’attenzione altrui dai tuoi occhi iniettati di odio verso il cattivo gusto generalizzato, e va bene limitare tutto sommato le critiche anche interiori a questo e quell’altro perché accettare serenamente che il tuo anno nuovo inizi nel segno della misantropia e dell’intolleranza e del non mi rompete le balle comprende anche la necessità di qualche volta mediare e vivere e accettare e conoscere e il paesereale de sta cippa ché tanto le situazioni per cui rodersi il fegato non mancheranno, va bene tutto, va bene il pezzo di Holly Valance e va bene quello che è inutile che guardi, non si illuda di venir salutato dopo quella storia patetica dell’sms e va bene anche la gente che fa pipì e poi non passa al lavandino a lavarsi le mani, che schifo, ma pretendere che tu accolga con il sorriso il sirtaki, il cazzo di sirtaki che annuncia il prematuro volgere alla fine della serata, e sì perché per quanto facciano obiettivamente cagare c’è questa storia che non vorresti comunque che certe serate finissero presto, insomma questo proprio no, e in quel momento, il momento in cui il sirtaki inizia ad accelerare e tutti son lì sorridenti che si abbracciano e ridono e ondeggiano, ci sono solo tre cose da fare, uno schiacciare il tasto play, due alzare il volume a palla, tre ascoltare i riff infernali che fanno zittire tutti e quella voce cavernosa che entra dopo un po’ e ricaccia in gola i sorrisi hipster e quelli fescion-outlet, ed ecco che dopo la sua accelerazione il sirtaki del tuo cuore si placa e prosegue limaccioso, per poi sputare di nuovo in faccia agli ultimi fans della lambada di Jennifer Lopez che scappano dal luogo che vaffanculo ha visto il concerto dei Dinosaur Jr. qualche anno fa e tu c’eri e c’era neanche un quarto dei paganti venuti a ballare lammerda stasera che son quelle cose che ti viene da pensare che i Maya eccetera eccetera, e quando la canzone dentro di te è finita sei contento perché quella sì è una cazzo di canzone di fine serata, e non importa che fuori i balli di gruppo e di aggregazione stiano proseguendo, puoi avviarti tranquillo verso il malgestito guardaroba in cui centinaia di persone si stanno ammassando a riprendere le loro robe mentre i tizi della sicurezza sono ancora a farsi un cicchino da qualche altra parte e nel frattempo partono gli spintoni e i controspintoni e il non spingete e fate uscire la gente anche se la via d’uscita non c’è e le scene di isteria e la tizia che dà di matto prorompendo in un attacco di panico geniale se finto e riesce in qualche modo a guadagnare qualche posto, e tu davanti a tutto questo sfoggiando un sorrisone TROLOLOLOL ti senti rilassato e soddisfatto del defluire della tua negatività interiore su quella massa di gente che ha così tanta fretta di prendere il suo giubbottino firmato e andarsene a casa dieci minuti prima di quelli che hanno spintonato, dieci minuti che essendo le tre e mezzo si sa fanno molta differenza, che poi cosa se ne vanno a fare a casa che una volta lì magari faranno cose senz’altro degne di nota come sesso duro o pettegolezzi sull’iFrocio con le amiche o struccarsi o sboccare, ma di certo non ascolteranno e ringrazieranno i Dead Kennedys per avergli svoltato quel momento di merda come farai tu.

Wikipedia sei tu

Gli appelli dei dirigenti e membri di Wikipedia stanno diventando sempre più inquietanti.

Us v them, over and over again

Spesso si fanno dei pensierini e li si lascia fluire via affidandoli allo status di un social network: ecco, non voglio che questo sia uno di quei casi, visto che oltretutto non è la prima volta che rifletto sulla cosa. Quindi lo amplio e lo scrivo una volta per tutte qui, dove resta ritrovabile, e mi tolgo allo stesso tempo vari sassolini rimasti nelle scarpe da tempo (il post non è incentrato sul comportamento di qualcuno in particolare). I commenti sono aperti all’eventuale dibattito e contraddittorio, nei limiti che il titolo del post e il suo contenuto vi suggeriscono.

Il pensierino è il seguente. Un artista o una persona variamente addetta ai lavori nell’ambito della cultura (campo che si presuppone più civile, aperto e cazzate del genere – e sì, mi riferisco anche alla musica più o meno di nicchia e a ciò che le gira intorno… così come ad altri ambienti), al momento in cui si lascia sfuggire una battutaccia o espressione volgare omofobica perde ai miei occhi un’enorme percentuale di credibilità culturale. Sembra una riflessione banale? Lo è. Ma certe cose vanno rimarcate periodicamente, di pari passo con l’altrettanto annoy-oso manifestarsi della piccineria.

Più nello specifico: utilizzando un linguaggio triviale, violento o semplicemente di cattivo gusto in un contesto pubblico (un palco, un’intervista, uno spazio online pubblico o comunque aperto a un numero indefinito di destinatari), se non altro si espone la propria immagine pubblica al giudizio della generalità dell’uditorio – nel quale magari tutti potranno concordare che in quello specifico contesto di offesa vera e propria non si trattava.

Se il “frocio” o il “lesbicaccia” (esempi a caso – anche per certe battute sessiste può valere lo stesso discorso) sfugge in un contesto più o meno privato, in cui la persona in questione si crede tra amici fidati, per quanto mi riguarda è ancora PEGGIO, perché è la mera credibilità umana che crolla miseramente. E come dire, il poracciometro si impenna.

Stenderei poi un velo pietoso sul triste capitolo dei “finti impegnati”, che magari campano pure di spettacoli e opere schierate anche a favore dei diritti e del benessere delle minoranze sessuali e sono poi i primi a ignorare l’importanza delle parole che si usano, credendosi anzi in diritto di farlo. E invece no, “frocio” detto da un non-frocio NON può ambire ad alcun tipo di desemantizzazione.

Continuate pure a chiamarci vittimisti, noi continueremo a chiamarvi stronzi. E rispondere con del sacrosanto napalm alle vostre coltellate.

Florence Queer Festival 2011

Insomma, oggi inizia all’Odeon la IX edizione del Florence Queer Festival 2011, di cui già ho abbondantemente parlato online in altre sedi.
Siccome non ho tempo di scrivere un post mio anche breve di presentazione, qui sul blog stavolta farò una cosa che non faccio mai, ovvero copia-incollare pari pari senza neanche cambiare la formattazione il comunicato stampa ufficiale diffuso nei giorni scorsi alla presentazione del Festival.
Aggiungo solo che qui si trova il programma completo dei film e che giovedì 1 dicembre, giorno di chiusura del Festival, ci sarà presso la discoteca Doris in via dei Pandolfini il Florence Queer Party, festa di chiusura che mi vedrà tra i dj.
Maggiori dettagli qui o altrove nei prossimi giorni.

Florence Queer Festival 2011

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COMUNICATO STAMPA

ll documentario candidato all’Oscar 2011 “We were here” di D. Weissman, retrospettiva W. Schroeter, focus Svezia

9° Florence Queer Festival: il valore sociale del cinema che racconta le differenze

William Burroughs, Fred Hersch, Frida Kahlo e Akihiro Miwa tra i protagonisti delle opere in programma

Con 48 titoli in programma, 21 anteprime nazionali e quattro focus speciali il cinema queer sbarca all’Odeon di Firenze, dal 25 novembre all’1 dicembre 2011, con la nona edizione del Florence Queer Festival all’interno della 50 Giorni di Cinema Internazionale a Firenze. Sul grande schermo saranno presenti, tra gli altri, la vita, le opere e i lati oscuri del leggendario autore americano della Beat Generation nel documentario “William Burroughs: the Man within” di Yony Leyser; uno dei più grandi pianisti e compositori jazz viventi, Fred Hersch, nel documentario “Let Yourself Go: The Lives of Jazz Pianist Fred Hersch” di Katja Duregger (prima nazionale); le torture e persecuzioni in Spagna durante la dittatura di Franco in “El muro rosa” di Enrique del Pozo e Julian Lara; I colori di Frida Kahlo e il suo incontro immaginario con la ballerina Anita Berber nella Berlino degli anni venti in “Frida e Anita” di Liz Rosenfeld; il documentario candidato all’Oscar “We were here” di David Weissman sul dramma dell’AIDS a San Francisco. In programma anche la prima nazionale di “The Green” di Steven Williford, nel cast Julia Ormond, nei panni di un avvocato lesbica, alle prese con un caso di molestie e il film indipendente e low budget “Weekend” di Andrew Haigh, fresco del successo al Festival del Cinema di Roma, sulla relazione tra un bagnino e un artista. E ancora una retrospettiva dedicata al cineasta tedesco, recentemente scomparso, Werner Schroeter(che include anche il documentario in anteprima nazionale “Mondo Lux” di Elfi Mikesch con le testimonianze di Isabelle Huppert e Wim Wenders), un focus sul cinema LGBTQ svedese contemporaneo, una selezione di cortometraggi provenienti dal Kashish 2011 Mumbai International Queer Festival, una giornata dedicata alla lotta all’AIDS e due concorsi video per registi emergenti.

“Il Festival, oltre che un importante evento culturale – sostiene Fabrizio Ungaro, presidente di Ireos (associazione che cura l’organizzazione del Festival) – è anche un’occasione di riflessione sul valore delle differenze e di rivendicazione sociale. Un’edizione articolata e ricca di opere che contribuisce, con la sua radiazione, a migliorare le condizioni non solo di lesbiche, gay e transgender ma anche di altre minoranze, sessuali e non, nel nostro paese”.

 

 ”Il Florence Queer Festival – affermano Bruno Casini e Roberta Vannucci direttori artistici del Festival –  è una manifestazione culturale di impegno e crescita sociale che offre a tutta la cittadinanza una ricca rappresentazione artistica della comunità gay, lesbica e transgender e un’occasione di stimolo e riflessione per combattere i pregiudizi, gli stereotipi e le discriminazioni”.

Evento inaugurale, 25 novembre ore 20.30

 

Il Trionfamento del Noi. Qual è lo stereotipo? Gay esibizionisti che cantano canzoni, in playback, di cantanti donne dalla vita più o meno tragica (e/o ridicola) in contesti di imbarazzante inadeguatezza. Abbattendo gli stereotipi, Il Trionfamento del Noi, un nutrito gruppo di gay canterini, presenterà un medley di canzoni che esprime tutto il queer di cui è capace.

 

A seguire sarà proiettato il film “Fit” di Rikki Beadle Blair, un gioioso omaggio al ritmo, alla recitazione, alla danza e alla vita attraverso le storie di sei teenager inglesi che frequentano una corso di danza alle scuole superiori e si interrogano sulla sessualità: le lezioni di ballo diventano incontri terapeutici sulla diversità, sui sentimenti repressi, sulla paura del coming out.  Alla presenza del regista.

Prima del film saranno proiettati, in anteprima nazionale, due cortometraggi del video-artista israeliano Roy Raz, presente in sala: “The Lady is dead”, un’opera onirica e surreale avente per fulcro l’amore omosessuale con il sottofondo musicale di “In this shirt” degli Irrepressibles e “I Won’t Let Go”, tra una ricostruzione chirurgica del corpo femminile e una surreale pioggia di pasticcini.

 

Documentari e film:

Nella sezione documentari il festival presenterà quattordici titoli: “William Burroughs: the Man within” di Yony Leyser, con le musiche di Patti Smith e Sonic Youth la storia dell’autore americano raccontata da Peter Weller (protagonista de Il Pasto Nudo di David Cronenberg), attraverso immagini d’archivio. “Soi Cumbio” (anteprima  nazionale)  di Andrea Yannino sul fenomeno dei flogger che in Argentina ha creato una versione particolare di social network.“Lost in the Crowd” di Susi Graf (anteprima nazionale), un toccante documentario che segue un gruppo di giovani, transgender e omosessuali, che vivono come senzatetto nelle strade di New York: una forte denuncia sociale di un fenomeno che solo a NYC riguarda oltre 20.000 giovani. “One of Seven” (anteprima  nazionale) di Goel Pinto, un viaggio affascinante attraverso i momenti più importanti della vita del giornalista e critico cinematografico Goel Pinto tra integralismo religioso, identità etnica e omosessualità; “Yo soy asi” (anteprima  nazionale) di Sonia Herman Dolz, dedicato al “Bodega Bohemia” storico locale di Drag Queen di Barcellona che ha ispirato anche lo spettacolo teatrale “Gardenia”; “Miwa: à la recherche du Lézard noir” di Pascal-Alex Vincent, sulla storia dell’eroina del film « Le Lézard Noir »(1968) interpretata da un uomo, Akihiro Miwa, popolarissima drag queen, cantante, cabarettista, attrice giapponese, attivista per i diritti LGBTQ, icona queer del Sol Levante. “Gen Silent” di Stu Maddux, sulla condizione delle persone LGBT anziane che dopo aver combattuto per i diritti della comunità, in vecchiaia si trovano nuovamente emarginati dal sistema e in alcuni casi dalle famiglie; “Orchids: My Intersex Adventure” (anteprima  nazionale) di Phoebe Hart, il viaggio della regista, intersessuale, alla scoperta di sé stessa nel suo tentativo di riconciliarsi con un passato fatto di silenzi e verità taciute. “Da Kings” di Kenneth Elvebakk, un docu – fiction sul primo gruppo di drag king norvegese. “365 without 377” di Adele Tulli, sulle celebrazioni del primo anniversario dello storico verdetto della Corte Suprema di Dehli che il 2 luglio 2009 ha cancellato l’articolo 377 del Codice Penale Indiano, imposto dagli inglesi nel 1860, che condannava penalmente l’omosessualità. “Too Much Pussy” di Emilie Jouvet, manifesto politico femminista, il documentario segue sette artiste durante gli spostamenti a bordo di un caravan in giro per l’Europa, per mettere in scena uno spettacolo alternativo che unisce scrittura, musica, attualità e sesso dal vivo, coinvolgendo anche il pubblico. The Sisterhood” (anteprima  nazionale) di Roger Horn, su tre atipici braccianti vinicoli sudafricani: Hope che aspira a vincere il concorso locale per drag queen, Rollie che sogna un marito e di conservare la corona di drag queen, Pietie che lotta con la sua educazione religiosa. Un’incredibile storia di orgoglio e accettazione dal Sud Africa nel post Apartheid. “El Muro Rosa” di Enrique del Pozo e Julian Lara, sulla memoria storica delle torture, persecuzioni e morti dei gay e delle lesbiche in Spagna durante la dittatura di Franco. I protagonisti di quell’epoca rievocano i tempi nei quali essere gay costituiva un crimine e la Chiesa si mostrava del tutto indifferente ma anche il mondo del cinema rimaneva in silenzio. “Çürük – The Pink Report” di Ulrike Böhnisch, un coraggioso documentario che raccoglie le testimonianze di giovani turchi, costretti a nascondere i loro volti, per la mancanza di libertà di parola. Ulrike Böhnisch racconta le storie di uomini gay che, rispetto al servizio militare, si trovano a fare scelte completamente diverse e dagli esiti spesso inaspettati. “East Bloc Love” (anteprima  nazionale) di Logan Mucha, la storia del giovane Sergey, attivista gay della Bielorussia, che ha subito violenze da parte della polizia e dalle teste rasate. Il regista segue la preparazione del Pride Slavo, il primo organizzato in Bielorussia, contro la dura repressione dell’ultima dittatura in Europa.

Undici i titoli dei film che saranno proiettati durante il festival:  “Weekend” di Andrew Haigh, film indipendente e a bassissimo budget accolto con grande successo da pubblico e critica, pluripremiato e presentato all’ultimo Festival del cinema di Roma, che racconta la relazione di Glen e Russell, un bagnino e un artista, ripresi nella quotidianità della loro vita. Fanno da sfondo temi importanti come le aggressioni omofobe, il tradimento, il matrimonio e i diritti.“Hannah and the Hasbian” di Gordon Napier, divertente commedia sul tentativo e le difficoltà di tornare all’eterosessualità da parte della protagonista Breigh che ha una relazione con Hannah. “Leading Ladies” di Erika e Daniel Randall Beahm, una storia tutta al femminile di una famiglia di campionesse di ballo da sala tra commedia e musical, una brillante risposta indipendente e irriverente ai patinati Glee e High School Musical. “Camminando verso” di Roberto Cuzzillo, la storia d’amore tra Antonia e Emina all’ombra degli spettri della guerra bosniaca. “Frida e Anita” di Liz Rosenfeld, ambientato a Berlino nel 1924 il film racconta l’incontro immaginario tra Frida Kahlo e la scandalosa ballerina Anita Berber. “The Night Watch” di Richard Laxton, adattamento di Paula Milne del romanzo “The Night Watch” di Sarah Waters che racconta la storia di tre giovani donne londinesi le cui vite, profondamente intrecciate tra loro, sono rimaste segnate dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale. “Bite Marks” (anteprima  nazionale) di Mark Bessenger, una storia irriverente e dissacrante di vampiri assetati di sangue. “Spork” di J.B. Ghuman Jr., un coloratissimo musical politicamente scorrettissimo che racconta la storia di una outsider tredicenne e intersessuale che vive nella roulotte col fratello e la sua amante. “Mila Caos” di Simon J. Paeta, sulla vita di Sebastiàn, un diciassettenne cubano, che ogni fine settimana allo spettacolo drag illegale nei sobborghi dell’Havana si trasforma in ‘Mila Caos’. “The Green” (anteprima  nazionale) di Steven Williford, un film drammatico che racconta la vicenda di un professore accusato di molestie verso un suo alunno, tra rigurgiti di inaspettata omofobia e un passato doloroso che ritorna. “So Hard To Forget” di Malu De Martino, la storia di Julia un’insegnante di letteratura inglese che, in seguito alla fine di una lunga storia d’amore, si abbandona a un periodo tormentato e disperato.

 

Retrospettiva Werner Schroeter

 

Il Florence Queer Festival dedicherà quest’anno, con il contributo del Goethe-Institut Mailand, una retrospettiva al regista Werner Schroeter, uno dei maggiori esponenti del nuovo cinema tedesco e pioniere del cinema queer, scomparso nel 2010 all’età di 65 anni. Con le sue opere che spaziano tra documentario e fiction, Schroeter ha ricevuto numerosi riconoscimenti nei più importanti festival internazionali (Teddy Award alla carriera Berlinale 2010, Orso d’Oro per “Palermo oder Wolfsburg” sulla vita di un immigrato italiano in Germania, Berlinale 1980; Pardo d’Onore nel 1996 al festival di Locarno; “Nuit de Chien (sua ultima opera) Leone speciale per ”L’insieme dell’opera alla Mostra di Venezia del 2008).

Saranno proiettate tre pellicole del cineasta: “Der Tod der Maria Malibran”, sulla figura della celebre cantante d’opera Maria Malibran, con una rete fitta di rimandi e allusioni a Goethe, Lautréamont, Elvis Presley e Janis Joplin; “Palermo oder Wolfsburg”, storie di emigrazione tra la Sicilia e la Germania, con un processo per omicidio in cui il vero imputato è l’esclusione e la mancata interculturalità; “Diese Nacht – Nuit de chien”, in una città assediata e sospesa tra la vita e la morte, Ossorio, l’eroe di un movimento di resistenza fallito cerca i suoi ex amici e le persone a lui care.

All’interno della retrospettiva sarà proiettato, in anteprima nazionale, il documentario “Mondo Lux – Die Bilderwelten des Werner Schroeter” di Elfi Mikesch, dedicato alla vita e alle opere dello stesso Schroeter, un ritratto degli ultimi suoi quattro anni di vita con le testimonianze, tra le altre, di Isabelle Huppert e Wim Wenders.

Focus cinema svedese LGBTQ

Il Festival, in collaborazione con lo Swedish Film Institute di Stoccolma, il Gender DocuFilm Fest di Roma e con il patrocinio dell’Ambasciata di Svezia a Roma, dedicherà quest’anno un focus al cinema svedese. La Svezia è uno dei paesi che maggiormente tutela i diritti delle persone LGBT: l’omosessualità è stata depenalizzata nel 1944, dal 1987 sono state introdotte leggi contro la discriminazione (quelle che in Italia sono state recentemente respinte come anticostituzionali), nel 1995 le unioni civili tra partner dello stesso sesso e nel 2002 le adozioni per coppie omosessuali. Il matrimonio omosessuale, civile e religioso, è legale dall’1 maggio 2009. Questo clima all’avanguardia, in grado di anticipare e accompagnare i cambiamenti sociali con politiche attente ed inclusive, si riflette anche nella produzione cinematografica.

Saranno presentati quattro titoli, selezionati tra il meglio della produzione contemporanea, di cui due anteprime nazionali: il pluripremato “Apflickorna (She monkeys)” dell’esordiente Lisa Achan, un moderno western che parla d’amore, controllo, sesso e difficoltà relazionali attraverso la storia di due cavallerizze; “Allt flyter (The Swimsuit Issue)” di Måns Herngren, una commedia sull’amicizia maschile, sul sessismo, sugli stereotipi di genere e sulle difficili relazioni familiari. Completano il programma “Ångrarna (Regretters)” di Marcus Lindeen, vincitore del premio del pubblico al Gender Docufilm Fest 2011 di Roma, un documentario che affronta il tema della riassegnazione sessuale attraverso la storia di  Mikael e Orlando, due sessantenni nati uomini, ora donne e pentiti delle scelte passate, e “Fyra år till (Four More Years)” di Tova Magnusson-Norling che racconta l’incontro che sfocierà in amore tra il leader del partito conservatore svedese e un suo avversario del partito socialista.

1° Dicembre World AIDS Day

Il 1° dicembre, Giornata Mondiale contro l’AIDS, il festival proporrà lungometraggi, documentari e corti sul tema, in collaborazione con l’Assessorato Diritto alla Salute della Regione Toscana. Cinque i titoli in programma: il documentario candidato all’Oscar 2011 “We Were Here” di David Weissman, un commosso tributo ad una generazione di vittime ed eroi che lottò contro tutto e tutti, arricchito da materiale d’epoca e dalla testimonianza di cinque “sopravvissuti” che ripercorrono la straziante storia dell’avvento dell’Aids a San Francisco, con i risvolti politici e umani che condussero la comunità lgbt a prendere coscienza a organizzarsi; “Let Yourself Go: The Lives of Jazz Pianist Fred Hersch” (anteprima  nazionale) di Katja Duregger, documentario dedicato a Fred Hersch, uno dei più importanti pianisti e compositori jazz della sua generazione e uno dei primi musicisti dichiararsi pubblicamente come gay e come sieropositivo. Hersch parla apertamente della sua vita, della sua carriera, della sua musica e della forza vitale che gli permette di convivere con la sua malattia.“Zai Yi Qi – Together”(anteprima  nazionale) di Zhao Liang, un toccante docu-drama che fa luce sulla condizione di profonda emarginazione dei malati di Aids in Cina, girato “dietro le quinte” del film “Love for Life” di Gu Changwei. Con ‘Together’ il regista si è posto l’obiettivo di promuovere il processo di comprensione del problema AIDS in Cina, mostrando al pubblico l’esistenza di una grossa comunità di persone con AIDS e le loro condizioni di vita; “Un Año Sin Amor” (anteprima  nazionale) di Anahí Berneri, la storia di giovane scrittore affetto da Aids che combatte giorno dopo giorno contro la sua malattia e riscoprendo con il sesso sadomaso l’attaccamento alla vita; “Life, Above All” di Oliver Schmitz, racconta la storia emozionante e universale di una giovane ragazza che combatte la paura e il pregiudizio che avvelenano la sua comunità.

Kashish 2011 Indian Queer Shorts:

 

Per la nona edizione del Festival in arrivo la nuova sezione di cortometraggi queer,presentata in collaborazione con il Mumbai International Queer Film Festival: sarà presentata una selezione dai Kashish 2011 Indian Queer Shorts, con 5 anteprime nazionali. Inaugurato nel 2010, il festival di Mumbai è una delle più importanti manifestazioni cinematografiche del subcontinente e rappresenta la più importante delle iniziative sorte all’indomani della storica decisione della Corte suprema di Dehli  che, nell’aprile 2009, ha abolito la Sezione 377 del Codice Penale Indiano, giudicandola in conflitto con la Costituzione e decriminalizzando così l’omosessualità per la prima volta dalla fine del dominio britannico.Ecco i titoli in programma: “Amen” di Udhajit Bagchi e Ranadeep Bhattacharyya, che racconta l’incontro tra Andy e Harry, iniziato in maniera leggera sul web ma che porterà violentemente alla luce domande che necessitano di una risposta; “In The Closet” di Mathew Menacherry e Miriam Chandy Menacherry, su un divertente appuntamento romantico di mezzogiorno che si trasformerà quando saranno svelate alcune verità; “The Flower Bud” di Shumona Banerjee, l’incontro tra una giovane prostituta transgender e un insegnante di letteratura inglese disoccupato e deciso a suicidarsi; “I Am A Women Too” di V. Ramanathan, la storia di una transessuale in lotta contro i pregiudizi sul posto di lavoro; “More than a Friend” di Debalina Majumder, sulla crescente consapevolezza riguardo le relazioni omosessuali in India attraverso le vite di Ruspa, una regista, e dellla sua ragazza Ranja, un’insegnante nelle scuole superiori.

 

Eventi speciali:

 

A tre anni da “Indagine su cittadini al di sopra di ogni sospetto” di Malvenuti e Di Gangi, il cortometraggio vincitore del Videoqueer 2008 che analizza con intelligente ironia i gusti sessuali dei fiorentini, i registi tornano a lavorare insieme su un cortometraggio ispirato ai film a episodi degli anni ’60. Quattro storie dolci-amare indipendenti ma legate tra loro dalla voglia di superare i propri limiti, la voglia di andare oltre. Le prime riprese del corto saranno effettuate al Cinema Odeon di Firenze, durante il Festival.

 

Nel foyer del cinema Odeon, a partire dal 25 novembre, si terrà l’installazione di AFORTWO CREATIVE GROUP, “Play With Us, Play Different!”: una rivisitazione, in chiave Queer, di ToyBoy e Dolls, quali Barbie, Ken, Big Jim, Power, Iron Man, artigianalmente e minuziosamente personalizzati e ri-assemblati, rigorosamente lavorati a mano. Una rappresentazione tangibile del mondo Queer, un omaggio alla “diversità”, alle “differenze” e al linguaggio del corpo. “Play With Us, Play Different!” vuole essere una finestra sull’immaginario che ci circonda, uno stimolo contro le discriminazioni sin dall’infanzia e il bullismo, anche per le case produttrici di giocattoli, per aprire il mercato ad un nuovo mondo di giochi senza pregiudizi.

Sabato 26 novembre ore 12 Cinema Odeon: presentazione del libro “Nient’altro da vedere. Cinema, omosessualità, differenze etniche” di Emanuel Billi (Edizioni ETS, 2011). Un viaggio illuminante ed appassionante attraverso le molteplici rappresentazioni e descrizioni delle omosessualità e delle alterità etniche ripercorrendo la cinematografia europea del Novecento. Sarà presente l’Autore.

Concorsi video:

Come di consueto nell’ambito del Festival si terrà la selezione e premiazione dei migliori video del concorso Videoqueer dedicati ai cortometraggi a tematica gay, lesbica e transgender, che mette in palio 1.000 euro per il vincitore. Il concorso è patrocinato dal Comune di Firenze (Assessorato alle Politiche Giovanili).

Per il secondo anno  il Festival dedicherà inoltre una sezione speciale del VideoQueer al tema dell’AIDS, percezione del rischio e prevenzione. Il titolo della sezione, che prevede un premio di 1.000 euro per il miglior video, è “SE HAI TESTA FAI IL TEST”. Il concorso è sostenuto dall’Assessorato per il Diritto alla Salute della Regione Toscana. Al premio in denaro si aggiunge la possibilità per il corto vincitore di essere proiettato nel circuito sale d’essai della Toscana.

La premiazione dei vincitori delle sezioni in concorso avverrà il 1° dicembre al Cinema Odeon durante la Giornata Mondiale contro l’AIDS.

Il Florence Queer Festival è organizzato dall’associazione Ireos – Centro Servizi Autogestiti per la Comunità Queer di Firenze, in collaborazione con Arcilesbica Firenze e Music Pool, con il contributo di Fondazione Sistema Toscana – Mediateca Regionale ed il patrocinio del Comune di Firenze. Direzione Artistica: Bruno Casini e Roberta Vannucci; organizzazione generale: Silvia Minelli; selezione e programmazione: Fabrizio Ungaro; consulenti al festival: Paolo Baldi e Massimo Poccianti.

 

Biglietti:

Pomeridiano: € 6, ridotto € 5 (miniabbonamento per tutte le proiezioni dalle 15 alle 20)

Serale: € 7, ridotto € 6 (miniabbonamento per tutte le proiezioni dalle 20.30 in poi)

Giornaliero: € 10, ridotto € 8

Abbonamento: € 50

Riduzioni per soci: IREOS, ARCILESBICA, ARCI, COOP, CONTRORADIO CLUB.

Informazioni:

Infoline: 347 8553836 Ireos: 055 216907 Music Pool: 055 240397

info@florencequeerfestival.ithttp://www.florencequeerfestival.it

Ireos – Via de’ Serragli, 3 – Firenze t. 055 216907

Cinema Odeon – Piazza Strozzi, Firenze – t. 055 214068

Link per l’importazione di blog da Splinder a WordPress

In aggiunta al post precedente, non posso non linkare a chi passasse di qui e ne avesse bisogno questo post del benemerito Aioros (grazie, grazie, grazie!) che contiene:
– il link a Instant WordPress (un programma che vi installa un server in locale, è un passaggio necessario se non avete uno spazio web vostro)
– il suo plugin aggiornato Splinder Importer, per l’importazione da Splinder al vostro WordPress locale
– le FAQ e le istruzioni per i passaggi precedenti e per l’ultimo passaggio, ovvero esportare il database dei vostri post sul vostro blog di WordPress (tipo questo).

Leggete anche i commenti per evitare errori, io seguendo tutti i consigli ce l’ho fatta e non sono un mago della tecnologia (pensate forse che sapete COSA SIA un server?).
La raccomandazione che ripeto anch’io è fare l’importazione da Splinder in orario notturno e in diverse tranches, perché gli splinder-server sono bollenti e prevedo che spesso in questi mesi salteranno.

Trasloco (obbligato): Going WordPress

A cinque anni da questo post, in cui con il passaggio di proprietà a Dada paventavo per la (prima?) più grande piattaforma italiana di blog una finaccia simile a quella che aveva fatto Clarence, pare che ci siamo. Splinder sta morendo. Dopo il rincorrersi di voci e congetture varie (mi rendo conto che linkare il post di un blog di Splinder adesso è un po’ inutile), è arrivata in clamoroso ritardo la comunicazione ufficiale:

Avviso per gli utenti
ATTENZIONE! 
A partire dal 31 Gennaio 2012 il servizio Splinder verrà dismesso
A breve verrà inviata una comunicazione con le indicazioni da seguire per recuperare tutti i contenuti dei blog ospitati. Sarà inoltre possibile attivare un redirect su un nuovo indirizzo web.

Io nel frattempo ho già salvato (quasi) tutto su un archivio WordPress e trasferito tutto qui, su https://disorderblog.wordpress.com (niente più Outsiders nel dominio ahimé, non c’erano combinazioni plausibili libere sul gratuito WordPress.com. Però il titolo del blog resta quello).

I feed restano gli stessi se eravate iscritti a http://feeds.feedburner.com/Outsiders (perché ho abbinato i feed di WordPress a Feedburner).
Se invece eravate iscritti a quelli “rss2” o “atom” di Splinder, per restare aggiornati dovrete cambiarli.

La nuova casa è tutta da personalizzare – ben poco, in realtà, i template di WordPress gratuito sono molto più rigidi. Cercherò di cambiare l’immagine dell’header e arricchire un po’ la colonna a lato con i link interni ed esterni che stavano di là.
E devo ancora salvare buona parte delle immagini hostate sul Mediablog di Splinder, visto che spariranno nel nulla anche quelle come i post. E correggere centinaia di link. e…

Non aggiungo altro per ora, se non tanta tanta tristezza sia per la chiusura di una piattaforma che è stata e per quanto mi riguarda sarebbe potuta restare ancora a lungo la mia “casa” online, sia per la sparizione di tantissimi blog “storici” altrui abbandonati o non più aggiornati, che finiranno nel niente e di cui resterà solo il ricordo di chi ha vissuto l’esplosione della blogosfera e migliaia di broken links.

Cari nuovi padroni di Splinder che non si è capito neanche con precisione chi siete, prendete i vostri blog professionali o le vostre suonerie o i vostri contenuti di entertainment multimediale a pagamento e fate quel che volete del vostro dominio. Addio.

(questo è il mio ultimo post che va – anche – su Splinder, salvo ulteriori reminder o brevi post tecnici per ricordare velocemente il trasloco)

Splinder Titanic

Lavori in corso.
Grazie Splinder che stai per chiudere o comunque lo stai facendo credere per cacciare tutti. Tante buone cose.
(E poi questi sfondi random, così zen. Fastidio)

In The Mood For This

Ci siamo: oggi alle 19 a Firenze parte In The Mood For Queer, la rassegna co-organizzata da Ireos che per 5 giorni porterà un anticipo di Florence Queer Festival alla spiaggia sull’Arno di San Niccolò.


Non potevo non ridurmi a scriverne all’ultimo momento come mio solito. Quindi facciamo che per una volta non mi dilungo (!) e linko il programma completo sul sito di Ireos o quello aggiornato giorno per giorno sull’evento facebook della manifestazione.

Aggiungo soltanto (non esageriamo con la brevità!) che stasera e (quasi sempre) anche nei prossimi giorni sarò a mettere musica in serata dopo il film in programma. Ma non dovete venire per me: dall’orario dell’aperitivo in poi ci sono tutti i giorni incontri, presentazioni di libri, reading, spettacoli, e ogni sera un film o documentario. Stasera per l’apertura ci sarà anche la corsa sui tacchi! Mentre nel weekend è previsto un torneo di Beach Volley aperto a tutti, salvo preiscrizione (squadre miste e libere).

Ci vediamo in spiaggia!

San Lorenzo Reloaded: esclusiva mondiale!

Fresco di inaugurazione dell’Hard Rock Cafe’ (che ha aperto al posto del Gambrinus, tra i primi nella lunga lista di cinema storici chiusi negli ultimi anni), con tanto di chitarra sfasciata sul palco di piazza della Repubblica, il sindaco del bello Matteo Renzi (non dimenticate la preposizione) se n’è uscito giorni fa rilanciando una campagna che per la verità esiste già da qualche anno, con tanto di comitato promotore: “terminare” la costruzione della basilica di San Lorenzo aggiungendo la facciata per essa progettata nel XVI secolo da Michelangelo (“non di un archistar di oggi”) e mai realizzata.
Senza dilungarsi in commenti sull’effettiva necessità e congruenza di una modifica così forte nel 2011 a uno dei monumenti più belli di Firenze, la prima domanda che tutti si pongono è: come sarà questa nuova facciata?
Ebbene: siamo in grado di rispondere, grazie a un documento in esclusiva mondiale!
Ma andiamo con ordine, dando prima un’occhiata alla storica facciata “nuda” della chiesa:
Questa invece è la proiezione sulla stessa facciata (che avvenne qualche anno fa) del progetto di Michelangelo ricostruito al computer:
Ed ecco infine sotto, in esclusiva, un’ipotesi per la nuova facciata, trafugata direttamente dai laboratoires di Rignano sull’Arno e consegnata via mail a questo blog da una gola profonda anonima.
(clicca sulle immagini per ingrandirle)
Come vedete, si coniugano le linee classiche con l’arte moderna, il Vecchio Mondo con il Nuovo, l’architettura in senso stretto con la fotografia e le tecnologia digitali più all’avanguardia, il genio degli artisti del Rinascimento con quello dei migliori esponenti della cultura italiana del nuovo millennio; in una ideale linea ininterrotta che, attraversando nel segno della meritocrazia i secoli e le generazioni, esalta la capacità di primeggiare con onestà sul resto del mondo grazie al solo talento e sacrificio personali.
Ma quali sondaggi, ma quale referendum: approvato, subito!

Abbandono degli animali? so 00’s…

Quando partono queste catene di casi di cronaca tutti uguali a stretto giro di posta ci si chiede sempre: ma succedeva anche prima? e perché finora nessuno ha detto niente?

Fatto sta a quanto pare il trend giornalistico babau dell’estate 2011 non saranno i pitbull, né le rapine in villa, né i rumeni violentatori. Quest’anno solo bambini abbandonati dai genitori nelle auto per i motivi più vari: normale orario di lavoro, feste, sessioni di slot-machine.
A quando le nuove campagne di sensibilizzazione?

[nel frattempo, i consigli agli italiani per l’estate sono
1) non perdete di vista i pupi,
2) non fate gli stronzi con i cuccioli pensando che le norme anti-abbandono siano passate di moda e non vi arrestino più,
3) NON seguite Tg1-2-4-5-6 e la loro cronaca nera, perché ai pian alti del Palazzo, tra rese dei conti e catene di arresti, ne stanno succedendo di tutti i colori. Sveglia.
]